Luciano Canfora, Tucidide: la menzogna, la colpa, l’esilio

Editore: Laterza

Chi è Tucidide? Un bravo generale, punito dagli Ateniesi esasperati dalla guerra? Oppure un uomo che mente e nasconde le proprie responsabilità? E’ stato davvero condannato a morte?
Luciano Canfora ne ricostruisce la vicenda ribaltando la leggenda: non fu lui a scrivere la Guerra del Peloponneso, considerata la prima opera di storiografia.
Una lezione divulgativa sulla metodologia della storia.

Sinossi

Tucidide – uomo politico ateniese, comandante militare, appaltatore delle miniere d’oro che Atene occupava in Tracia – è considerato il padre della storiografia. La sua Guerra del Peloponneso – che ripercorre la guerra tra Sparta e Atene tra il 431 e il 404 a.C. – è la prima ricostruzione storiografica e analisi non mitologica di eventi storici.
Egli non amava la democrazia ma si era impegnato in politica. Eletto stratego, aveva partecipato a diverse campagne militari durante il conflitto, in particolare nella Grecia settentrionale, dove aveva interessi economici. Lì, nel 424 a.C., il generale spartano riusce a conquistare una città strategica, assegnando una grave perdita ad Atene. La città punì Tucidide con l’esilio. Il generale si sarebbe così dedicato a scrivere.
Fino al 411 a.C., quando un sanguinoso colpo di Stato portò al potere la sua fazione, quella oligarchica. Cosa accadde allora a Tucidide? Si schierò con l’oligarchia? Ne fu allontanato? La leggenda vuole che fosse condannato a morte; non è chiaro se in quanto vittima di un’inspiegabile ingiustizia oppure punito in quanto mentitore.
Proprio nel 411 a.C., la sua Storia si interruppe, rimase incompiuta e si salvò perché finì nelle mani di Senofonte.
La contro-tesi di Canfora, corroborata negli anni da sempre più fitte prove, è che a parlare negli anni dell’esilio non sia Tucidide, ma Senofonte, il quale si impossessò degli scritti del primo e li proseguì. La ricostruzione e l’analisi storiografiche compiute da colui che chiamiamo Tucidide sarebbero state svolte da Senofonte, come evidenziano i numerosi dettagli di cui l’uno non avrebbe mai potuto venire a conoscenza a distanza.

La premessa del libro pubblicata sul «Corriere della Sera».

L’intervista all’autore su Left.

 

Dicono del libro:

Mauro Bonazzi sul «Corriere della Sera»: «Ricorda la Vienna del Terzo uomo, il film di Orson Welles, l’Atene di cui scrive Luciano Canfora nel suo ultimo libro. Una città nervosa, opaca, attraversata da tensioni e conflitti, in cui bisogna muoversi con attenzione. Non certo la “scuola dell’Ellade”, esaltata da Pericle. Una città tutta politica, piuttosto, in cui anche quello di storico è un mestiere pericoloso: così si ricava dalle vicende di Tucidide (e Senofonte), che Canfora ricostruisce con il consueto piglio poliziesco».

Federico Condello su «Alias», supplemento de «il manifesto», lo definisce «una lezione di realismo»: «Alfonso Traina disse una volta che “classici sono coloro che hanno scritto per noi”. Canfora ci ricorda costantemente che i classici – prima di diventare tali – hanno scritto per se stessi, e si sono parlati l’un l’altro, intensamente, e spesso a muso duro: dietro ogni classico più o meno eternato c’è anche un pamphlet vitale, battagliero e radicato nel suo tempo; c’è l’incandescente politica del momento: e la storiografia non la osserva di lontano, a esclusivo beneficio di noi immodesti posteri; la storiografia partecipa».

Tutte le recensioni sul sito di Laterza.

 

L’autore

Luciano Canfora è professore emerito di Filologia greca e latina presso l’Università di Bari e coordinatore scientifico della Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino. Dirige i «Quaderni di storia» e collabora con il «Corriere della Sera». Nel Dizionario Biografico degli Italiani è citato come «profondo conoscitore della cultura classica», al cui studio egli applica «un approccio multidisciplinare». Nel 2011 ha ricevuto per la sezione della “Critica militante” il Premio Feronia-Città di Fiano.

 

 

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