Da Cortina a Siracusa: l'Italia dei delitti estetici

Da Cortina a Siracusa: l’Italia dei delitti estetici

Due mie amiche encomiabili, perché non si sperdono in frivoli passatempi, ma in devoto e battagliero amore per difendere la sola materia prima che abbia l’Italia: il suo paesaggio fuso ai monumenti della storia, mi hanno scritto quasi contemporaneamente.

Una invitandomi a partecipare a un gruppo di amici in difesa di Cortina d’Ampezzo e l’altra, in difesa di Venezia.

Aderendo, ho risposto a loro che constatata l’inutilità delle leggi e delle campagne svolte dalla stampa è assolutamente necessario prendere l’iniziativa del delitto estetico. Bisogna incominciare con l’uccidere qualcuno di questi ottusi irresponsabili che oggi più minacciosi che mai deturpano l’Italia. Uccidere, naturalmente, in effige. Per esempio, per Venezia, bisogna incominciare coll’impiccare tra le due colonne della Piazzetta un fantoccio che rappresenti Wright e, per Cortina, scagliare giù nelle acque del Boite un altro fantoccio che somigli a quell’ingegnere idroelettrico che ha ideato di sopprimere quel gaio e fervido torrente, che è come il sorriso della vallata.

Un grande lago a monte di Cortina dovrebbe raccogliere le acque del Boite per alimentare una nuova centrale elettrica, soltanto un rigagnolo, per fare defluire le fognature, verrebbe concesso alla vallata, con impoverimento del suo paesaggio che da quelle acque rimbalzanti trae tutta una sonora armonia. Una vallata senza il suo torrente, questa vallata unica al mondo, sarà come un fiore senza profumo.

Le montagne dell’Engadina o di Garmisch al confronto con quelle di Cortina, sono nello stesso rapporto tra monotoni paracarri e le piramidi d’Egitto, eppure con una vigilante propaganda turistica sono riesciti a portarle al settimo cielo. Chi in quelle valli oserebbe modificare di una linea quel paesaggio, pure non essendo sublime come quello delle Dolomiti?

Per Cortina non si tratta soltanto di mancanza di senso estetico, ma di vera irreligiosità, di offesa a Dio creatore. La verità è che oggi in Italia si opera in modo bestiale invocando presupposti economici che sono antieconomici, improvvisando speculazioni che sono fallimentari. Si crede che costruire una centrale idroelettrica dia un vantaggio economico superiore alla perdita di una metà dell’afflusso turistico nella vallata di Cortina, giacché non si sa chi verrà più a soggiornarvi dopo che è stato tolto uno degli elementi naturali più belli e che è stato posto a monte un bacino idroelettrico minacciante come una spada di Damocle. Così si è creduto, per Venezia, che il provvederla di alberghi in istile Jugend o di case alla Wright possa essere più speculativo del disgusto che ne provano gli stranieri.

Casi analoghi sono infiniti in Italia. Si pensi a Siracusa, dove è stata elevata la zona industriale tra la parte archeologica e il mare, con ciminiere fumanti che durante le rappresentazioni al teatro greco fanno da sfondo ai lamenti di Edipo. E nella stessa zona, tra la fonte del Ciane e il Castello di Eurialo, venne tracciata perenne una pista automobilistica, convinti che gli stranieri vadano in quell’isola felice per vedere delle automobili in gara. Sempre in Sicilia, il lago di Pergusa, dove fiorì il mito del ratto di Proserpina, fu ugualmente circondato con vana speculazione di un’altra pista automobilistica, per gareggiare con Monza.

Non altrimenti a Chianciano, dove la sua fonte benefica è oggi la sola a disposizione in Europa, essendo quella concorrente di Carlsbad al di là del sipario di ferro, non si riesce a liberarla dalla costante minaccia data dalla strada soprastante, appena cinque metri, perché nessuno riesce a imporsi contro interessi particolari. Oggi per questa strada passano di continuo pesanti autocarri che col loro scuotimento possono provocare cedimenti sotterranei e la fine di questa preziosa sorgente, cara agli Etruschi, a Orazio e a tutti i contemporanei ammalati di fegato.

Ora pochi anni, ci si è accorti che il promontorio del Circeo, per la sua bellezza e per il suo clima, può diventare una Capri di terraferma e già Italiani e stranieri vi hanno costruito le loro ville. Ma misere beghe medioevali con Terracina che crede che il Circeo possa rapirle la sua clientela estiva, sono riescite a ritardare l’esecuzione dell’acquedotto e di una strada automobilistica e a impedire quella di un porticciolo turistico. E non si sa che in luoghi simili, solo che siano organizzati in modo decente, vi scenderebbe clientela, soprattutto straniera, a esuberanza per tutti.

Bari – Piazza del Ferrarese (foto di Miki Petrelli, Wikipedia)

A Bari si è convinti che una fiera campionaria, come ve ne sono tante in tante altre città d’Italia, possa essere più interessante al movimento turistico della sua nobilissima città vecchia che stringe le due gemme della chiesa di San Nicola e del castello degli Svevi. La sempre vana speculazione pensa di abolire quelle strette calli, coi sottoportici e le piazzette, dove il vero popolo italiano svolge canoro la sua vita quotidiana come una rappresentazione teatrale. E lascia che il fossato del castello degli Svevi sia ricettacolo di immondizie, perché si giunga a convincersi che è meglio demolirlo.

Siamo quasi arrivati al punto di sperare che in Italia le vecchie strade carrozzabili che l’attraversano dal Settentrione al Mezzogiorno, vengano sostituite da grandi autostrade, ma anche stanziati i fondi necessari, non si creda di vederle prontamente eseguite. L’esecuzione di un’autostrada provocherà le stesse diatribe tra piccoli e grandi comuni come quando si trattò di costruire la rete ferroviaria. Partiti e deputati, allora, si erano accaniti per crearsi un prestigio attraverso una stazione ferroviaria assicurata alle proprie zone di influenza. Oggi, sta succedendo la stessa cosa per le autostrade.

L’Autostrada del Sole in un filmato storico di Autostrade per l’Italia

Ne so qualcosa del tratto che dovrebbe congiungere Firenze con Roma. Siena ha presentato il progetto di un percorso e Arezzo quello di un altro, i due comuni sono scesi in lotta come nel Medioevo. Ognuno vuole che l’autostrada passi nelle proprie vicinanze. Se questo succede nell’Italia centrale, si può immaginare quello che succederà nel Mezzogiorno, dove i comuni sono più tenaci.

Ci si è accorti che è perfettamente inutile segnalare tutte queste piaghe, la valanga degli ottusi precipita. Quando lo scempio sarà totale, allora forse anche gli ottusi si risveglieranno, ma sarà oramai troppo tardi, e l’Italia resa irriconoscibile e inospitale, non interesserà più alcuno.

Giovanni Comisso

Pubblicato con il titolo “Cortina elettrificata” sul n. 2 della rivista “Il Mondo” del 11 gennaio 1955.

Immagine in evidenza: Il petrolchimico di Siracusa (foto di Davide Mauro, Wikipedia)

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