Giovanni Comisso, en français

Giovanni Comisso, en français

Lionello Fiumi, appena dopo il suo trasferimento a Parigi, avvenuto nel novembre del 1925 1 progettò e realizzò l’edizione di due antologie che risultarono di fondamentale importanza per la conoscenza della letteratura italiana in Francia: la prima era l’Anthologie de la poésie italienne contemporaine, curata in collaborazione con Armand Henneuse, e uscita per i tipi de Les Écrivains Réunis nel 1928.

Vale la pena di segnalare i nomi di 43 autori presentati (nell’ordine, rigorosamente alfabetico, in cui compaiono): Sibilla Aleramo, Riccardo Bacchelli, Sandro Baganzani, Federico Binaghi, Massimo Bontempelli, Giuseppe Antonio Borgese, Paolo Buzzi, Enrico Cavacchioli, Annunzio Cervi, Franco Ciarlantini, Sergio Corazzini, Auro D’Alba, Lionello Fiumi, Luciano Folgore, Vincenzo Gerace, Corrado Govoni, Guido Gozzano, Adriano Grande, Amalia Guglielminetti, Piero Jahier, Giuseppe Lipparini, Vincenzo Cardarelli, Gian Pietro Lucini, Filippo Tommaso Marinetti, Guido Marta, Fausto Maria Martini, Pietro Mastri, Armando Mazza, Eugenio Montale, Marino Moretti, Nicola Moscardelli, Ada Negri, Angiolo Silvio Novaro, Aldo Palazzeschi, Giuseppe Ravegnani, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro, G. Titta Rosa, Giuseppe Ungaretti, Diego Valeri, Mario Venditti, Giuseppe Villaroel. Come ricorda Michel David (Saba in Francia, in Il punto su Saba, Atti del convegno internazionale, Trieste, 24-27 marzo 1984, Trieste, Ed. Lint, 1985, p.111) “la scelta di Fiumi abbraccia il periodo che va dal 1903 al 1928, cioè i 25 anni che seguono la rottura introdotta dall’apparire di Govoni, e indica come elementi coagulanti di quella modernità: gli antidannunziani, gli anticarducciani, una opposizione giovanile che inizia con i crepuscolari e poi con i futuristi, i vociani (Saba inclusovi con Ungaretti, Jahier, Moscardelli, Sbarbaro), gli avanguardisti (Fiumi stesso, G. Marone e i poeti della “Diana”), i convertiti, i rondisti, e i novissimi S. [sic per: “A.”] D’Alba, Grande, Mosca [sic per “Marta”], Baganzani, Montale”.

La seconda, Anthologie des narrateurs italiens contemporains, curata in collaborazione con Eugène Bestaux, uscì per i tipi di Delagrave nel 1933. Comprende ben 53 autori, ordinati cronologicamente, secondo l’anno di nascita: da Verga a Moravia) e fa parte di una collana di antologie dedicate alle letterature straniere (tra cui le letterature spagnola, rumena, inglese, irlandese, tedesca, cinese, giapponese, americana) in traduzione francese.

Gli autori inseriti da Fiumi e Bestaux sono (in ordine cronologico): Giovanni Verga, Antonio Fogazzaro, Italo Svevo, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Alfredo Panzini, Ada Negri, Francesco Chiesa, Ugo Ojetti, Grazia Deledda, Paolo Buzzi, Virgino Brocchi, Carlo Linati, Ardengo Soffici, Bruno Cicognani, Filippo Tommaso Marinetti, Antonio Beltramelli, Lucio D’Ambra, Bruno Barilli, Giovanni Papini, Giuseppe Antonio Borgese, Federigo Tozzi, Mario Sobrero, Emilio Cecchi, Massimo Bontempelli, Corrado Govoni, Marino Moretti, Michele Saponaro, Fausto Maria Martini, Salvator Gotta, Mario Puccini, Vincenzo Cardarelli, Umberto Fracchia, Antonio Baldini, Mario Carli, Luigi Tonelli, Riccardo Bacchelli, Guglielmo Bonuzzi, Ugo Betti, Lorenzo Montano, Pitigrilli, Nicola Moscardelli, Corrado Alvaro, Giovanni Comisso, Ezio Camuncoli, Angelo Frattini, Achille Campanile, Curzio Malaparte, Pietro Mignosi, Fabio Tombari, Arturo Loria, Cesare Zavattini, Alberto Moravia.

Importanti operazioni culturali, le antologie facevano conoscere fuori dai confini d’Italia -quasi sempre per la prima volta- i nomi di alcuni degli autori che sarebbero in seguito divenuti dei veri capisaldi del Novecento letterario italiano. Nell’antologia dedicata alla poesia venivano pubblicati poeti come Saba, Eugenio Montale (di cui era stato da poco dato alle stampe Ossi di seppia), Corrado Govoni (che pure in Italia aveva già una sua fama ben consolidata). Nella seconda, va ricordato come una “primizia” la proposta di Alberto Moravia, l’autore più giovane (classe 1907), che fu difeso davvero fino all’ultimo dai curatori, dal momento che il suo nome rischiava di essere eliminato (l’editore non voleva aggiungere al già cospicuo spessore dell’antologia un mezzo sedicesimo in più); ma, secondo Fiumi, “le nom de Moravia est un peu comment dire? la clef de voûte du livre. C’est l’auteur le plus jeune du livre (né en 1907) et il sert excellemment pour montrer l’ampleur du rayon historique de notre Anthologie: de Verga, né en 1840 à Moravia … puisqu’il a été jugé le plus intéressant écrivain italien de la nouvelle génération (son roman a été traduit aussi en français…)”. Ed effettivamente Moravia già era una presenza interessante per la letteratura di Francia: il suo Gli indifferenti (uscito nel 1929 in Italia presso la milanese casa editrice Alpes) era stato appena pubblicato, per i tipi parigini di Rieder nel 1931, nella traduzione di Paul-Henri Michel e nientemeno che la prefazione di Benjamin Crémieux. Nell’antologia, insieme con Moravia, furono salvati fortunosamente anche i nomi di Arturo Loria e di Pietro Mignosi (“le réprésentant d’un courant fort intéressant de la littérature narrative”), che hanno lasciato tracce meno “forti” nel Novecento europeo.

L’anthologie rispondeva, in qualche misura, ad un vivace interesse per la narrativa italiana, testimoniata non solo da rassegne e recensioni di quanto si pubblicava in Italia, ma anche da interventi più complessivi, come ad esempio, Les romans italiens, presentés et traduits par Benjamin Crémieux, P.Rival, E.Marsan, A Doderet, P.H.Michel etc, edition Denoel et Steel, 1931. Ed è segnalando l’uscita di quest’ultimo lavoro, quasi in contemporanea con altri studi di Crémieux, che Paul-Henri Michel dalle pagine della ”Quinzaine critique des livres et des revue” (25 maggio 1931 nella rubrica Hors de France) imputava all’editoria francese l’assenza di alcuni autori ritenuti davvero importanti: “Pas une traduction de Soffici? La “Ronda” reduite au seul Cardarelli? Et Corrado Alvaro? Et les plus jeunes? Ceux de la dernière génération? Les Giovanni Comisso, les Alberto Moravia? De Comisso quelque fragments ont été publiés dans les Nouvelles Littéraires…”. Il riferimento proprio a Comisso è ad una bella pagina apparsa nel periodico “Nouvelles littéraires artistique et scientifiques” del 13 aprile 1929 (p.5), interamente dedicata al giovane scrittore italiano: di lui Benjamin Crémieux, segnalava la recente vincita del premio Bagutta e ne faceva un breve ritratto critico, introducendo il testo (tradotto in francese da A.P.Michel) de La bataille de Fiume, ossia il capitolo finale di Al vento dell’Adriatico. 2

Dunque: Comisso. Che in Francia già negli anni precedenti (almeno tra il 1926 e il 1927) era stato oggetto dell’ammirazione incondizionata di italianisants importanti come Valéry Larbaud, Paul Hazard e Benjamin Crémieux, ma -strano destino- non aveva potuto veder realizzata l’edizione francese de Il porto dell’amore, la cui traduzione era stata completata, pur tra faticosi “aggiustamenti”, da madame Le Saché; il nome della traduttrice, non meglio precisato nelle corrispondenze di Comisso stesso, 3 è da identificare in Alice Bossuet (1887-1971): moglie del famoso gioielliere parigino Robert Le Saché, aveva tradotto dall’inglese un romanzo di Jack London (Radieuse aurore, nel 1915, poi ripubblicato più volte) e Les aventures de Jack London, di Charmian London nel 1927; dall’italiano, per l’editore Flammarion, aveva tradotto Je cherche femme di Alfredo Panzini, nel 1923.

Ma ecco come lo stesso Comisso ricorda l’incontro: “Presto abbandonai ogni illusione che il mio libro venisse pubblicato in francese. Prima di tutto questa signora Lesaché [sic per: Le Saché] era una borghesuccia che per apparire moderna voleva fare troppe cose: la moglie, la madre, la sportiva, l’infermiera negli ospitali e la donna intellettuale. […] Pretendeva modificassi il testo perché troppo compromettente per lei o perché lo trovava ripugnante. Arrivò a finire la traduzione, ma quando ci si rivolse a qualche casa editrice pure con l’appoggio di Valéry Larbaud, ci si trovò davanti a gente difficile, sebbene assai cortese. Compresi la verità: Parigi era sovraccarica di scrittori e non aveva bisogno del mio libro. Smisi quindi di pensarvi. 4

A Parigi, città che aveva potuto frequentare e “vivere” in più occasioni, Comisso aveva dedicato una serie di articoli realizzati durante la permanenza nella capitale francese nel 1928, per conto della torinese “Gazzetta del popolo”, articoli che poi aveva pubblicato in parte anche su “Novecento” (1929, pp.102-107, la rivista fondata da Massimo Bontempelli), e quindi raccolti nel volume Questa è Parigi (Milano, Ceschina, 1931).

Postcard from Paris of the 1930s; Edition “Paris… en flanant” No. 1667; title “Le gand palais” (Wikipedia)

Nell’antologia del 1933 realizzata per cura di Fiumi e di Bestaux, tra i più giovani narrateurs, figura anche Giovanni Comisso, che in Italia aveva pubblicato, a quella data, Il porto dell’amore (Treviso, Antonio Vianello, 1924, poi ripubblicato come Al vento dell’Adriatico, Torino, Ribet, 1928), Gente di mare (Milano, Treves, 1928, risultato vincitore del Premio Bagutta nello stesso 1928) e Giorni di guerra, edito a Milano per i tipi della casa editrice Mondadori nel 1930. Il nome di Comisso viene proposto, alle pagine 381-385, preceduto da una breve presentazione critica e con il testo Repos sur une colline. Si tratta di un testo apparso in lingua italiana, col titolo Riposo su una collina, nelle pagine del primo numero della rivista “Pegaso” (anno I, numero 1, gennaio 1929, pp.58-60), fondata dall’amico Ugo Ojetti; il brano, dopo la pubblicazione in rivista, era entrato a far parte della sezione relativa al 1917 di Giorni di guerra, edito da Mondadori nel 1930. 5

Si tratta, dopo il testo de Al vento dell’Adriatico pubblicato nel 1929 in rivista, dell’unica altra presenza in lingua francese di testi creativi di Comisso: anche se va ricordato come nel 1944 venne pubblicato in francese Les Agents secrets de Venise au XVIIIe siècle, 1705-1797, documents choisis et publiés par Giovanni Comisso. Traduction de Lucien Leluc, Paris, B. Grasset.
Solo molti anni dopo la morte dello scrittore, il nome di Comisso ricomparve (timidamente, possiamo dire) sul banco delle librerie francesi, grazie alla pubblicazione di Au vent de l’Adriatique, nella traduzione di Marie-France Sidet, Paris, Le Promeneur, 1990, e di Jeux d’enfance, nella traduzione di Soula Aghion, Paris, Le Promeneur, 1989.

Agostino Contò

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  1. A.Contò, Marino Moretti e Lionello Fiumi tra Italia e Francia, “Revue des études italiennes”, t.48, 1-2 (2002), pp.105-138 (in particolare p.110) e, sulla presenza a Parigi di autori italiani (tra cui anche Comisso) F.Basso, Scrittori italiani a Parigi tra le due guerre, “Studi novecenteschi”, vol. 26, n.58 (dicembre 1999), pp.295-323.
  2. Del volume, ancora fresco di stampa, un anno prima, aveva proposto una breve ma interessante segnalazione in “Europe Nouvelle” (18 febbraio 1928, p.224) anche André Pierre:”Comisso est un écrivain sans culture ni artifice. Sa prose est simple, naturelle, frâiche; pourtant dans ses pages on sent quelque chose d’anormal et pour ainsi dire de secret”.
  3. Giovanni Comisso, Lettere a Enzo Ferrieri (1926-1936), a cura di Mariarosa Bricchi, Lecce, Manni, 1992, in part. p.69 e v. anche N.Naldini, Vita di Giovanni Comisso, Torino, Einaudi, 1985, pp. 82-85.
  4. Giovanni Comisso, Le mie stagioni, Longanesi, 1963, p.143, 145 e 152
  5. Si cita dall’edizione Longanesi, 1960, pp.115-120. Tra le carte di Lionello Fiumi per ora non è emerso materiale che permetta di risalire al nome del traduttore né ai contatti che portarono alla pubblicazione, le uniche lettere di Comisso note sono relative al periodo fiumano (cfr. il mio recente https://www.premiocomisso.it/comisso-de-pisis-fiumi-e-di-alcune-prose-inedite-o-quasi-del-giovane-comisso/).
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