L’appartamento del dottore era ristretto: due stanze per le visite, la cucina e la stanza da letto. Vi era inoltre il corridoio che sua moglie voleva apparisse sempre lucido, e neanche qui il piccolo Toni poteva portare i suoi autocarri. Doveva accontentarsi della cucina o, meglio, dello spazio sotto la tavola per non intralciare sua madre mentre faceva da mangiare. Fuori, nella piazza sottostante, non lo lasciavano andare, perchĆ©, sebbene avesse giĆ compiuti i sette anni, vi era sempre grande assembramento di gente e un continuo passare di automobili e biciclette.
Quella reclusione era opprimente per il suo piccolo corpo modellato di muscoli minori, che volevano essere messi alla prova in corse assalti, in salti e capriole.
Un giorno che sua madre non si sentiva bene, stanca di ammonirlo inutilmente di stare fermo e di non andare nel corridoio, ella propose a suo marito di far venire dal suo paese di montagna una nipotina assai appassionata per la casa, la piccola Paola. Suo marito disse che andava bene e che si poteva provare.
Toni, che aveva sentito questo discorso mentre cenavano, tenne sospeso il cucchiaio di minestra e, guardandoli avidamente, capƬ subito che Paola sarebbe stata la sua liberazione e insieme anche un nuovo giocattolo. Volle sapere quanti anni aveva: āEā una bambina come teā gli disse suo padre. āEd ĆØ bella?ā chiese ancora, tenendo sempre il cucchiaio sospeso. Tanto la madre che il padre si misero a ridere e sua madre gli rispose severamente: āOh, questo non ti devi importare, ĆØ una tua cuginetta.ā Egli arrossƬ e non volle piĆ¹ mangiare per andare sotto alla tavola a far correre gli autocarri.
Per farlo ritornare dovettero dirgli che era bella, sarebbe stata paziente con lui, lo avrebbe portato a giuocare ai giardini e sarebbe stata sempre in sua compagnia.
Dopo poco disse di scatto: āE dove dormirĆ ?ā Questa volta arrossirono i genitori e furono imbarazzati a rispondergli, non avendo pensato a dove metterla. Fu la madre a decidere: āDormirĆ in cucina, le metteremo ā¦ā¦ā¦ā¦.ā. Toni dormiva ancora nella loro stanza in un lettino accanto al loro letto matrimoniale.
Alcuni giorni dopo Paola arrivĆ² dal paese di montagna con la sua valigetta. Sua zia diede in grida di gioia quando la vide e Toni, che stava sotto la tavola, si fece piĆ¹ avanti e vide il suo volto tremulo e timido con grandi occhi neri, nuovo per lui. Sua madre volle che venisse a dare un bacio alla cuginetta, ma egli corse a nascondersi nella spazzacucina, di dove fu tratto con forza per darle almeno la mano.
Le due mani esili e fredde si strinsero, ma quella di Toni sfuggƬ alla stretta per rintanarsi ancora sotto alla tavola. La grande sorpresa di Paola discesa dal paese di montagna fu la piazza sottostante, ogni mattina vi era anche una grande sagra: dovunque si ā¦ā¦ā¦., si richiamava, si gridava, si rideva, si scherzava. Sua zia la faceva di continuo scendere con Toni per comperare qualcosa.

Il ragazzo del pescivendolo, con le braccia annerite dalle seppie, vedendola passare la richiamava, perchĆ© andasse da lui a comperare, con le parole piĆ¹ gentili. āVieni montanara bella, ti dĆ² tutto per nienteā era oramai abituale in lui come un saluto ed ella lo guardava stupita. Quando ā¦.ā¦ doveva andare alla sua bottega intanto che la serviva le diceva sottovoce: āSai ballare?ā oppure āVieni al cinematografo questa sera?ā E lo sguardo si faceva insinuante, dando a Paola con turbamento un grande piacere.
Toni non capiva perchĆ© quel ragazzo trattava Paola piĆ¹ che se fosse sua cugina e ne provava dispetto fino a tirarla per la mano perchĆ© andasse subito via. Quando andarono la prima volta ai giardini Toni le sfuggƬ per il viale dicendo di giuocare a nascondersi. Ella allora si coperse gli occhi con le mani attendendo che le gridasse di ricercarlo. Quando fu il momento, subito si accorse che si era nascosto sotto una panchina, e andĆ² indifferente a sedersi chiedendo a voce alta dove fosse andato a nascondersi.
Toni vedeva le sue gambe snelle e, stanco di aspettare, le pizzicĆ², facendo sentire le unghie. Paola ebbe uno strillo come un guaito e balzata in piedi, lo trasse fuori e gli contorse un orecchio. āTu sei proprio cattivo, gli disse, senza che io ti abbia fatto del male, tu me l’hai fatto per primo.ā Toni si era oscurato, le si fece vicino perchĆ© si era seduta di nuovo e le diede un bacio sul collo con l’impeto di un vitellino che cerchi la mammella. Ella gli passĆ² una carezza sulla testa e ripresero a giuocare correndo tra i viali.
Un giorno che sua madre era uscita ed erano soli nella poltrona accanto alla finestra ed egli le mostrava i suoi libri figurati, Toni intese sulla strada una voce vibrante chiamare Paola. Ella rimase allibita e non si mosse, ma Toni si sporse dalla finestra e vide il ragazzo del pescivendolo che, facendogli impunemente un saluto, gli disse di fare venire Paola.
Ella si era subito affacciata. L’altro come la vide le buttĆ² un bacio con la mano e scappĆ² via. Toni la guardĆ² subito in volto. Era mutata, come ebbra e subito le si rivolse contro battendola coi piccoli pugni finchĆ© ella si liberĆ² da lui buttandolo disteso sulla poltrona. Quella forza in lei, maggiore della sua, lo avvilƬ e andĆ² a nascondersi nella spazzacucina, da cui non volle uscire alle preghiere di lei, se non quando ritornĆ² sua madre alla quale raccontĆ² quello che era avvenuto, ripetendo tra le lacrime: āPaola ha il morosoā.
Sua madre gli diede dello stupido e lo racconto a suo marito, quando furono a letto e Toni aveva giĆ preso sonno. Essi ci risero sopra. Ma nella notte furono risvegliati dal pianto di toni in sogno e a sua madre che lo aveva risvegliato non volle confessare di che cosa si era sognato. Suo padre disse che forse aveva la cena sullo stomaco e al mattino gli avrebbe dato qualcosa per purgarlo.
Il giorno dopo Toni non volle mangiare, stava con la testa china sul piatto che si raffreddava e sembrava volesse mettersi a piangere. Suo padre sentƬ se aveva la febbre e gli parve un pĆ² caldo. Con Paola non voleva piĆ¹ giuocare e ritornĆ² a rintanarsi sotto alla tavola coi suoi autocarri.
Nella notte, spenta la luce, sentirono che si rivoltava e non prendeva sonno. PiĆ¹ tardi sua madre intese che piangeva e ripeteva: āMaledetto, Paola ĆØ miaā.
E nella limpidezza del risveglio notturno sua madre comprese che il male di Toni non si guariva con le purghe. Egli soffriva di gelosia. Vide che dormiva e non lo svegliĆ² per calmarlo; pensĆ² che il suo incubo si sarebbe dileguato. Non ne parlĆ² a suo marito, perchĆ© temeva che Toni, sentendoli parlare, si svegliasse. Gliene parlĆ² alla mattina. Paola non poteva piĆ¹ rimanere: era meglio farla partire.
PortĆ² Toni da sua nonna e, quando venne a casa, disse a Paola che preparasse la sua valigetta. Sarebbe partita subito perchĆ© presto si aprivano le scuole e non vi era piĆ¹ bisogno di lei. Ella rispose tranquillamente: āVa beneā.
Ma il suo pensiero andava alla piazza il cui frastuono arrivava fin dentro alla casa e le sembrava di sentire il richiamo del ragazzo del pescivendolo. La zia lāaccompagnĆ² alla stazione e alla sera, quando andĆ² a riprendere Toni, gli disse che Paola era ripartita perchĆ© sua madre stava male. La guardĆ² come per scoprire se mentiva e le chiese se sarebbe ritornata. āSƬ, appena sua madre starĆ meglioā gli disse. Ed egli, nella dolcezza dell’attesa, quella notte dormƬ senza piangere.
Giovanni Comisso
da Il Tempo del 19/12/1948
Immagine in evidenza: Foto di Suzy Hazelwood (part.)