“La vita schifa” di Rosario Palazzolo

Autore: Rosario Palazzolo

Editore: Arkadia

Sinossi: Palermo, 2007. Un uomo racconta il suo ultimo anno di vita, lo racconta da morto, ci dice i perché, ci spiega i per come, ci catapulta in un luogo realissimo, contingente, eppure quasi fantasmagorico, segnato da una cultura al ribasso, che propone speranze a ogni cantone, solo per il gusto di vederle sfiorire. Ernesto è un killer. Un uomo buono. Cattivissimo. Con una sensibilità molto spiccata. Un uomo che ha vissuto un’infanzia povera di prospettive, un’adolescenza infame, una giovinezza sonnolenta e poi d’improvviso gagliarda, fino al giorno della sua morte. Parla soprattutto dell’impossibilità della redenzione, ché la parola redenzione, a volerci ragionare, è la parola più distante dalla parola redenzione, poiché propone un antidoto alla colpa, la assoggetta a una miriade di attenuanti, la sotterra, la dimentica. E invece la colpa andrebbe annoverata, sempre, ed esposta in bella mostra fra i fallimenti dell’esistenza, presa di petto, colpita ai fianchi, affinché non si abbiano sconti in qualsiasi futuro immaginiamo di dover ancora vivere. 

Biografia: Rosario Palazzolo è drammaturgo, scrittore, regista e attore. Per il teatro ha scritto, fra gli altri: Ciò che accadde all’improvviso (2006), I tempi stanno per cambiare (2007, con Luigi Bernardi), Ouminicch’ (2007), Letizia forever (2013), Portobello never dies (2015), Lo zompo (2016) Mari/age (2016) e La veglia (2018). Nel 2016 è stato insignito del Premio Nazionale della Critica Teatrale per la sua attività di drammaturgo. Per la narrativa ha scritto la novella L’ammazzatore (2007), e i romanzi Concetto al buio (2010) e Cattiverìa (2013), tutti editi da Perdisa Pop, nella collana diretta da Luigi Bernardi. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta di testi teatrali: Iddi – trittico dell’ironia e della disperazione (Editoria & Spettacolo). E nel 2019 Santa Samantha Vs – sciagura in tre mosse (Il Glifo). Tra le sue recenti interpretazioni cinematografiche si ricorda il ruolo nel film Il traditore, del regista Marco Bellocchio, vincitore di prestigiosi premi nazionali e internazionali.

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