Leo Longanesi. Intervista a Franco Gabici

Isabella Panfido intervista uno dei tre finalisti del Premio Comisso 2019 Sezione Biografia

E’ certamente una biografia il libro di Franco Gabici ‘Leo Longanesi. Una vita controcorrente’, Il Ponte Vecchio editore, ma é anche la riproposizione di pagine di straordinaria attualità e acume tratte dalla larga produzione giornalistica del grande Longanesi e scelte da Gabici con rigore e qualche divertita (e divertente) incursione nelle cronache del tempo.

Giornalista, grafico, editore, uomo sempre controcorrente – come recita il titolo –  Longanesi  (Bagnacavallo 1905- Milano 1957) ha attraversato mezzo secolo di storia italiana fatta di due guerre mondiali e un ventennio di fascismo.

Franco Gabici, un fisico appassionato di filosofia e letteratura, restituisce molto della personalità dell’eclettico intellettuale; chiediamo all’autore come è nato questo interesse per Longanesi “Mi sono spesso occupato di personalità della mia terra di Romagna e non potevo non incrociare tra i tanti  un uomo dello spessore di Longanesi che ha subito una sorta di damnatio memoriae, a causa della sua amicizia con Mussolini. Così ho colto l’occasione  dell’anniversario dei sessanta anni dalla morte – il libro avrebbe dovuto uscire nel 2017- per far emergere l’uomo Longanesi.

Finora su di lui sono state fatte sempre riflessioni dal taglio politico, che non è nelle mie corde; ho preferito invece disegnare una figura a tutto tondo, dando spazio anche alla ricca aneddotica che lo riguarda.”

Come ha affrontato gli scritti di Longanesi, saggi, articoli, libri?

“Ho cercato di riempire la lacuna dell’oblio, ad esempio sfogliando ‘Il Borghese’ dal 1950 alla morte di Leo, ho letto tutti i suoi interventi, meravigliandomi di come a oggi non era stato ancora ripubblicato quel materiale magnifico.”

Quali sono a suo parere le condizioni favorevoli per lo sviluppo di un intellettuale di quel calibro?

“La maturazione di personaggi come Longanesi, e Malaparte che per molti versi gli è simile, anticonvenzionali, era collegata a una situazione  culturalmente condizionata, non libera diciamo. Quindi la consapevolezza di mettersi fuori dal coro è stato un atto necessario per affermare la propria autonomia di pensiero.”

Eppure Longanesi è stato a lungo targato politicamente.

“In una intervista, Montanelli dice di Mussolini che odiava i fascisti! Longanesi era amico di Mussolini, ma non era fascista. Il limite tra adulazione e presa in giro verso Mussolini era assai sottile, come ad esempio nel 1935 quando in Italia tutti sono entusiasti della campagna d’Africa, sostenuta da una astuta pubblicazione di cartoline che ritraggono le abissine nude, Longanesi scrive: ‘ Gli italiani del sud, soprattutto, non vedono l’ora di partire; l’Abissinia ai loro occhi appare come una sterminata selva di bellissime mammelle a portata di mano’. Ma nel mio libro non ho voluto affrontare il problema della damnatio memoriae, saranno i lettori a fare una riflessione su questo.”  

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