Recensioni a “Gli Iperborei” di Pietro Castellitto

Gli Iperborei” di Pietro Castellitto

‘Gli iperborei’ è un libro accattivante dal punto di vista dello stile. Sin dalle prime pagine si viene trasportati in una sorta di ritmo linguistico, in un gioco di parole quasi musicale. Energia, questa è la sensazione che l’autore riesce a trasmettere grazie alla sua capacità di scrittura. E l’operazione riesce senza utilizzare sbavature o licenze sintattiche particolari. L’uso del linguaggio è sicuro e, al contempo, rivela una cifra stilistica del tutto personale, leggera e vivace. Tuttavia, tale consapevolezza linguistica è offuscata da un eccessivo e quasi esasperato ricorso a toni ed espressioni eccessivamente e spesso inutilmente volgari. Questo aspetto ostacola a volte la lettura che diventa meno fluida e che sicuramente può infastidire un lettore particolarmente sensibile.
La storia riporta la vita di cinque amici, trentenni, appartenenti a famiglie molto ricche che assecondano ogni loro desiderio. Un lusso sfrenato, sfrontato, che viene vissuto senza remore tra case di lusso, viaggi, droga, sesso. Nulla di nuovo, dunque. Poldo, il narratore, oscilla confuso tra passato e presente senza mai accennare ad una prospettiva futura perché non c’è alcuno stimolo ad uscire da una gabbia dorata che è prima di tutto mentale. Tutto appare offuscato dal danaro, dalle droghe e da una inconsistenza di fondo che pare avere inghiottito il gruppo di amici. Anche le tragedie, come un suicidio, sembrano essere fagocitate dal nulla.
Non ci si affeziona a nessun personaggio di questo libro, si resta distaccati perché i protagonisti non trasmettono emozioni. Le loro personalità appaiono inconsistenti e, forse, proprio su questo ha giocato l’autore nel cercare di descrivere l’animo di creature che non hanno nulla da dire, che sono vuote. In fondo, a guardare bene, questo è proprio il rischio cui l’attuale società ci sta portando.
Marcella Silvestri

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