Recensioni a “Veneti in controluce” di Ausilio Bertoli

“Veneti in controluce” di Ausilio Bertoli

In questa antologia Ausilio Bertoli conduce per mano il lettore attraverso i paesaggi, i colori e i suoni del Veneto, dalle Dolomiti fino al Po. Dipinge un microcosmo di individui a volte trasgressivi e allegri, altre volte malinconici o nostalgici; sposta le luci in continuazione come fanno i fotografi per illuminare i suoi corregionali, da varie angolature, dando risalto ai contrasti e ai dettagli in modo da cogliere l’anima della gente che popola il Veneto, anche immigrata o clandestina. Alcuni protagonisti sembra ripetano come un mantra che la vita ci riserva sempre qualcosa d’inaspettato e ci fa magari ricominciare daccapo con una caparbietà orgogliosa.D’altronde, una delle caratteristiche dei veneti è proprio la tenacia, anzi la testardaggine, come lascia intendere l’autore nei diciotto episodi che riflettono la vita quotidiana mediante una prosa sciolta e immediata.

Isabella Pistore

Di questo libro mi ha colpito subito l’immagine di copertina che rispecchia i miei corregionali, come rappresi tra il passato agricolo, rappresentato dalle pecore, e la rampante modernità raffigurata da una fabbrica moderna. E poi i contenuti, mediante i quali l’autore, tanto schivo quanto prolifico ed esperto di sociologia, si sforza, riuscendoci, d’interpretare la realtà veneta nelle sue molteplici sfaccettature. 
Dai racconti che compongono “Veneti in controluce” si evince chiaramente, infatti, come Bertoli sappia ben delineare il personaggio protagonista per poi collocarlo in una situazione o in una breve vicenda, a contatto con altri personaggi, studiandone e narrandone le reazioni così da comporre degli affreschi di un mondo di provincia quanto mai incisivi.
Ma quali sono oggi le peculiarità dei veneti? L’autore non ha dubbi: nei loro animi, accanto alla spiccata laboriosità, alla creatività, a quel vago senso di libertà e autonomia da tutto e tutti, si annidano la caparbietà e l’ostinazione che li ha fatti primeggiare nell’imprenditoria, la trasgressione e anche una certa omertà che spesso maschera l’ipocrisia. 
Un libro consigliato a chi coltiva la veneticità come a chi nel Veneto è giunto da poco provenendo magari da paesi lontani, e soprattutto ai giovani, a cui l’autore rivolge una sorta di ammonimento, constatando come parecchi di loro abbiano dimenticato i grandi cantori veneti, tra cui Comisso e Parise, trascurando la cultura umanistica.

Ilaria Rebecchi

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