Treviso 2020. Cultura oltre le mura. Intervista a Luciano Franchin

Conosco Luciano Franchin al Liceo come professore di filosofia.  lo ritrovo anni più tardi come assiduo frequentatore di Librerie, ho il piacere di invitarlo oggi in Piazza Comisso  in veste di Assessore ai beni culturali e ambientali ed al sistema museale del Comune di Treviso.

L’occasione è delle migliori, la notizia di qualche giorno fa che  Treviso è tra le  dieci città che si contenderanno il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020.

L’otto febbraio sul tavolo della commissione di tecnici presieduta da Stefano Baia Curioni arriverà il Dossier 2020: 60 pagine frutto di valutazioni discussioni audizioni consultazioni avvenute, a volte fino a notte fonda, nell’ufficio dell’assessore Franchin.

A partire da maggio  fino al 15 settembre si sono svolte sessioni di consultazione che hanno richiesto lavoro, dedizione, impegno, con l’aiuto di partner ed esponenti della cultura trevigiana, uno fra tutti InfiniteArea.  Il confezionamento del dossier aveva bisogno di una base di contenuti che è stata formulata da una settantina tra gruppi ed associazioni, convocati singolarmente afferma Franchin.

I minuti a disposizione per la presentazione del dossier saranno 30. Altissima la posta in gioco, ne va del futuro della città. L’Assessore ci tiene a precisare che

 il dossier è un programma che ha il fine immediato di partecipare alla candidatura ma nello stesso tempo è un piano di lavoro per la città di Treviso. La prossima amministrazione si troverà queste sessanta pagine a disposizione, un manuale di lavoro da cui non si potrà prescindere. Per il presente, per il futuro.

La storia insegna a guardare il passato per capire il presente proiettandoci verso il futuro, l’ho pensato attraversando le strade del centro storico per recarmi all’appuntamento con l’assessore. Immagino la nostra città nel primo Novecento, ricca di stimoli e fermenti culturali…la immagino proiettata nel futuro aperta alla cultura, all’innovazione, al cambiamento: Treviso is Open diventa realtà.

Da Piccola Atene a possibile capitale italiana della cultura, Luciano come è cambiata la nostra città in questi anni?

La Piccola Atene aveva risorse di intellettuali di straordinario valore, le grandi menti che all’epoca facevano il volto della città. Oggi la città è cambiata è complessa è molto diversa, per cui a voler utilizzare questa immagine bisogna considerare che i nuovi protagonisti, sono quelli che hanno concorso alla costruzione del Dossier 2020. Una settantina tra gruppi ed associazioni, convocati singolarmente, con le loro proposte i loro progetti.

La città oggi è fatta di queste realtà che hanno voglia di darsi un’identità diversa rispetto a quanto fatto in passato, che svolgono lavoro collettivo, creano rete (festival concerti spettacoli teatro mostre) e che hanno un’incredibile vitalità.

L’idea che sostiene il  Dossier è cultura oltre le mura: la città che guarda oltre le mura. La cinta muraria di Treviso è di straordinario pregio: le mura possono essere intese come elemento di difesa ma costituiscono  anche dieci metri di altezza di terrapieno nelle quali ci si può arrampicare e vedere oltre, ben vengano per avere un lungo orizzonte ed uno sguardo sul mondo.

A Treviso è in corso un processo irreversibile, c’è fame di cultura e questo clima di apertura ha generato meccanismi che prima non c’erano e che hanno reso la città interessante e attraente.

Un rinnovato interesse anche per la letteratura, il Dossier 2020 ne tiene conto?

Certamente, cito tra tutti il CartaCarbone Festival , che suscita l’interesse di migliaia di persone e  promuove eventi tutto l’anno e il Premio Comisso fiore all’occhiello della città che a mio avviso deve vivere tutto l’anno ed essere portato nelle scuole, come effettivamente sta accadendo. Il Premio è vitale, crea rete di eventi e stimoli non solo al momento della proclamazione dei vincitori. Questa è una cosa innovativa che nemmeno il Campiello e lo Strega fanno

Il Premio ha funzione di promotore della cultura, deve essere lievito, linfa,  motore, un marchio. Solo in questi termini può continuare a generare  cultura, come effettivamente sta facendo.

Abbiamo citato finora soddisfazioni ed obbiettivi raggiunti , immagino ci siano stati anche dei momenti di difficoltà, vogliamo parlarne?

Difficoltà certo. Difficoltà perché muovere macchina complessa come quella di un’amministrazione non è facile, ci sono  vincoli regole bisogna avere un occhio strabico che segue da un lato la promozione della cultura e dall’altro i bilanci, i soldi che non hai.

I primi due anni sono stati di semina perché la città doveva recepire che l’amministrazione aveva aperto le porte,gli ultimi tre anni sono stati di intensa partecipazione, di proposte. ( Pensiamo al concorso lanciato dall’amministrazione comunale per la realizzazione della progettazione grafica del marchio/logotipo e del relativo payoff per la promozione della città che ha visto Treviso is Open la proposta vincente n.d.r)

In ufficio passano regolarmente persone che propongono progetti, non solo idee. Quindi hanno già effettuato un’attenta  valutazione di tempi date luoghi costi. Hanno saputo cogliere le opportunità che l’amministrazione offre e si sono  messe in moto per trovare i fondi che l’amministrazione non riesce ad erogare. Può aiutare a trovare lo sponsor, spesso si limita a questo, tuttavia si è creata una rete di attenzione perché il patrocinio del comune diventa garanzia di qualità che viene riconosciuto solo ai progetti realmente meritevoli.

So che sei un grande lettore. Riesci a dedicare tempo alla lettura nonostante i numerosi impegni istituzionali? Noi ci occupiamo di scrittori veneti, c’è un autore o un romanzo che ti porti nel cuore?

La Casa in campagna di Comisso, romanzo per me davvero importante, e il  Cibotto di Scano boa…e come non parlare dei Sillabari di Parise.

Una pietra miliare della mia giovinezza è il Meneghello di Libera nos a malo .

Tutte grandi voci non sufficientemente valorizzate, ma il tempo non è perduto, ribadisco la funzione che in tal senso può assurgere il Premio Comisso.

Se parliamo di poesia Cecchinel è una vetta, i suoi libri sono da tenere sempre sul comodino ed è stato emozionante ed illuminante per me la possibilità di sentirlo recitare recentemente.

La mia formazione è prevalentemente filosofica ma anche tra i filosofi ci sono figure che hanno fatto filosofia attraverso la letteratura. Cito spesso un libro poco noto di Hegel, Il viaggio nelle alpi bernesi, nel quale il giovane filosofo fa un’ escursione interpretando il mondo della  natura e degli uomini: un esempio di letteratura in chiave filosofica.

Ultimo letto invece è Stoner di John Edward Williams, una vera rivelazione.Una scrittura pulita tipica di grandi autori americani.

La libraia che è in me, consiglia a questo punto la lettura di un altro autore americano, Kent Haruf, ma anche dei Viaggi nell’Italia perduta e Il poeta fotografo di Giovanni Comisso, recentemente pubblicate e rispettivamente curate da Nicola De Cilia e Giuseppe Sandrini.

Esco dal Municipio di Treviso ed osservo la mia città con rinnovato interesse.  Un capannello di turisti davanti alla casa che fu di Giovanni Comisso. Osservano a bocca aperta, commentano.  Mi fermano, mi chiedono di scattare alcune foto e qualche informazione relativa allo scrittore. Mi sembra un ottimo auspicio.

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