Recensioni a “Il cannocchiale del tenente Dumont” di Marino Magliani

Il cannocchiale del tenente Dumont” di Marino Magliani

Il disertore vive una condizione di fuga (da chi li processerà per tradimento) e di ricerca (di libertà, di un’identità nuova, di sé stessi). In una Liguria estraniante e misteriosa, i tre soldati napoleonici del romanzo di Magliani fuggono dall’insensatezza della guerra per ricercare l’insensatezza della droga, dell’amore, di una patria: tutti concetti ‘stupefacenti’ e ideali. Sono a loro volta inseguiti da spie al servizio di un medico che sta svolgendo sulla loro pelle chissà quale esperimento socio-psichedelico. Le relazioni e le intime motivazioni dei personaggi si scoprono gradualmente, in questo romanzo in cui la verità è sempre da un’altra parte, perché è la verità di tutti i disertori del mondo, di coloro che sono fuggiti per ricercare ciò che non esiste davvero. Con un risultato finale che sembra un mélange fra Eco, Barbero, Buzzati e un film di Ben Wheatley, Il Cannocchiale del tenente Dumont avrebbe potuto ‘spingere’ di più sulla componente esistenziale e ‘filosofica’ che la trama, l’ambientazione e i personaggi offrivano naturalmente, ma rimane comunque una lettura soddisfacente e complessa. Troppa classe, per certi premi nazional-popolari.
Vincenzo Politi

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