Paolo Zardi e "La meccanica dei corpi": l'empatia dentro ai nostri corpi. Recensione e intervista

Paolo Zardi e “La meccanica dei corpi”: l’empatia dentro ai nostri corpi. Recensione e intervista

Accolgo sempre con enorme piacere l’annuncio di una nuova uscita di Paolo Zardi. Il motivo principale è perché sono convinto che Zardi sia in assoluto uno dei migliori scrittori italiani e che sia molto bravo sia sulla lunghezza del romanzo che su quello del racconto. Nello specifico, leggere le sue opere è sempre appagante, anche quando con la sua penna cerca di turbarci.

Dopo l’ultimo romanzo uscito per Perrone Editore dal titolo “Memorie di un dittatore” ora Zardi ritorna sul terreno che gli ha visto muovere i primi passi e cioè quello del racconto. L’ultima raccolta si intitola “La meccanica dei corpi” ed è stata pubblicata da Neo Edizioni, la casa editrice di Castel di Sangro con cui lo scrittore padovano ha un felice connubio che parte dal 2012.

Questa raccolta contiene quattro racconti inediti e la riedizione di un lavoro di qualche anno fa. In tutto quindi cinque storie brevi dal titolo: L’era della dignità borghese, Fantasmi, Non passa invano il tempo, Il risveglio e Il signor Bovary. È proprio quest’ultimo racconto, Il signor Bovary, a essere stato pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Intermezzi. All’epoca quest’opera di Paolo Zardi fu accolta con molto calore e interesse ed è forse una delle migliori cose scritte da questo scrittore. Quella vecchia edizione mi risulta essere esaurita e comunque veniva venduta solo alle fiere, come ad esempio il Salone del libro di Torino. In alternativa si poteva acquistare in formato ebook, ma averla ora di nuovo su carta è un’opportunità che non bisogna lasciarsi scappare.

“L’era della dignità borghese” racconta la storia di una giornalista, una come tante, una persona che deve mettere assieme un tot di articoli al mese, che deve garantire un certo numero di accessi al sito per cui lavora perché, ovviamente, più sono gli accessi più crescono gli introiti pubblicitari. Purtroppo per lei le cose non vanno bene, gli ultimi articoli che ha pubblicato sono stati dei flop e lei è sempre agli ultimi posti della classifica di gradimento e rischia quindi il licenziamento. A un certo punto se ne va dalla grande città per tornare qualche giorno nel paese dei suoi genitori e lì, influenzata da una chiacchiera e un pour parler, decide di inventarsi di sana pianta una notizia. Una notizia talmente inquietante che nessuno può ignorarla. Aumentano gli accessi, aumenta il suo pubblico, ma aumenta anche l’indignazione pubblica. Inventare una notizia avrà delle conseguenze terribili.

“Fantasmi” mostra la storia di un uomo ormai sul viale del tramonto che nella sua vita ha dovuto affrontare la perdita del figlio che è scomparso senza lasciare traccia. I fantasmi del passato accompagnano l’uomo verso un epilogo che lascia l’amaro in bocca ma che sembra l’unica conclusione possibile. Si tratta di una storia commovente che parla di rimpianti e dello scorrere inesorabile del tempo.

“Non passa invano il tempo” è la storia di due uomini che si ritrovano dopo parecchi anni. Uno dei due invita l’altro a casa propria per una cena e lì gli mostra la vera natura del tempo e come si possa compiere un viaggio eccezionale senza muoversi dal salotto.

“Il risveglio” è una storia drammatica. Un uomo e una donna vivono assieme e sono felici, fino a che un’aggressione manda l’uomo in coma. Al suo risveglio nulla è più lo stesso e i profondi cambiamenti producono una triste devastazione nell’animo della donna.

“Il signor Bovary” è un uomo di successo, che non ha bisogno di nulla. Ha un lavoro importante e ben remunerato, ha una bella casa, ha una famiglia, tutto sembra essere assolutamente come deve essere. Eppure qualcuno entra nella vita del protagonista e produce un terremoto. Come fanno due persone all’apparenza così diverse a provare un’attrazione così forte l’uno per l’altra? Sembra quasi che il fattore dominante sia un riflesso bestiale che va a scherzare con le emozioni.

Questi sono brevi accenni alle trame dei cinque racconti, delle introduzioni all’opera di Paolo Zardi che però non possono fare altro che disegnare un piccolo schizzo di ciò che andrete a leggere e si limitano ad anticipare, a fare da antipasto, a tutti i contenuti che troverete ne “La meccanica dei corpi”.

Le opere di Zardi, e questa non fa eccezione, hanno tutte un filo comune. L’autore padovano, pur continuando a lavorare sulla propria scrittura, su quella che spesso definiamo “voce” non nasconde mai una forte vena di empatia nei confronti dei suoi personaggi. Anche ne “La meccanica dei corpi” Zardi entra in punta di piedi nelle vite dei personaggi e li mostra con tutta la loro umanità, anche nel caso in cui questi compiano delle decisioni sbagliate come la protagonista de “L’era della dignità borghese”. È questa umanità che trabocca dalle pagine che rende il lavoro di Paolo Zardi una fonte di calore inesauribile e che ci pone nella condizione di fare anche riflessioni su noi stessi.

La solitudine del protagonista di “Fantasmi” travolge chi la legge proprio perché viene presentata in tutti i suoi minimi particolari, anche quelli banali, e ci rendiamo conto che potremmo tranquillamente essere noi seduti su una poltrona ad aspettare che trascorra tutto il tempo che deve trascorrere.

Armando riprese a scavare. Dopo un’ora, trovò un fondo compatto, impenetrabile. Era arrivato a circa un metro di profondità e forse poteva bastare. Tornò in salotto, si chinò a fatica e tirò su Zeno ancora avvolto nella coperta. Lo sistemò nella terra fredda e di nuovo tornò in casa: cercava un pupazzo a forma di gatto con il quale Zeno era solito giocare. Non lo trovò, allora strappò un foglio da una vecchia rubrica telefonica e disegnò il profilo di un felino. Senza interrogarsi sull’assurdità del gesto, andò fuori e lo gettò nella tomba.”
(Tratto da “Fantasmi”).

“La meccanica dei corpi” è un buon modo per affacciarsi alla scrittura di Paolo Zardi che poi può essere esplorata alternando le raccolte di racconti ai romanzi pubblicati sia con Neo che con Feltrinelli, Perrone e Chiarelettere. Qualsiasi sia la forma scelta da questo autore i suoi tratti caratteristici non vengono mai meno. Tra tutti forse la capacità di gestire la struttura dei suoi scritti come fosse un’opera architettonica non lasciando mai nulla al caso e mostrando una precisione che non è scontata.

Foto di cottonbro studio

L’intervista

[Gianluigi Bodi]: Essendo “La meccanica dei corpi” una raccolta di racconti vorrei chiederti con quale criterio o criteri hai deciso di riunire tra loro queste cinque storie.

Paolo Zardi

[Paolo Zardi]: Parto proprio dall’inizio: “Il signor Bovary”, un racconto lungo scritto nel 2014 che la casa editrice Neo avrebbe voluto pubblicare in una raccolta. Al Salone del Libro di Torino del 2021, la versione autunnale con mascherine obbligatorie e green pass per l’accesso, Angelo Biasella mi aveva chiesto se avevo voglia di scrivere altri due racconti lunghi da accompagnare a questo – non serviva che fossero caratterizzati da un tema in particolare, ma solo che avessero qualche analogia, nel modo di sentire, con l’unico racconto che allora era certo. Il criterio, vago ma allo stesso tempo molto preciso, era quindi che avessero tutti la stessa “aria di famiglia”.

Ne abbiamo riparlato, sempre io e Angelo, al Salone del 2022, quando avevo già iniziato a raccogliere qualche idea: pensavo, allora, di concentrare la mia attenzione sulle tre diverse età dell’essere umano, cioè l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia. Poi mi sono fatto prendere la mano dalla scrittura e sono venuti fuori sei racconti, due dei quali lunghissimi, quasi dei piccoli romanzi.

A quel punto, ho sottoposto la raccolta all’editore, che ne ha scartati due, proprio quelli più lunghi – uno era una commedia quasi rosa che si svolgeva il giorno di ferragosto del 1990 in Sicilia, una specie di giallo ma al contrario perché il mistero da risolvere non riguardava un omicidio ma chi, tra i tanti personaggi che si incrociavano per le strade della provincia di Siracusa, avesse concepito la voce narrante; e l’altro una storia piuttosto malinconica di un uomo che, provato dalla vita, accetta un amore non disinteressato pur di averne un po’. Ci siamo concentrati sui cinque rimanenti e, una volta arrivati alla fine di questo lavoro, ci siamo domandati quale potesse essere una possibile chiave di lettura, l’elemento in comune: era arrivato il momento di scegliere il titolo. Anche in questo caso c’è stato un bel confronto schietto che ci ha portati a “La meccanica dei corpi” – era un’espressione che compariva (con il senno di poi non casualmente) in almeno due racconti. Il rapporto dei personaggi con il corpo, e con il mondo in generale, con le sue costrizioni organiche, le sue leggi ineludibili, e il contrasto con ciò che un’anima è in grado di percepire – l’infinito, in tutte le sue declinazioni – è al centro di tutto quello che ho scritto.

Come fai a renderti conto che una storia che hai scritto funziona davvero? E cosa provi quando succede?

In realtà non è così semplice valutare quello che si scrive, così come, guardandosi allo specchio, è difficile capire che razza di faccia abbiamo.

Le idee per un racconto conoscono un lungo periodo di gestazione, durante il quale sgomitano per emergere; per ciascuna di queste, cerco di immaginare una trama, uno o due personaggi che potrebbero sostenerla in modo adeguato, il finale, la voce. In questa fase, i mattoni che servono a costruire un racconto si muovono in modo piuttosto fluido all’interno della mia testa (e talvolta del mio cuore); cerco analogie, simmetrie, corrispondenze. Tra tutte le attività di cui si compone la scrittura, questa è la più creativa, ed è in questa fase che valuto se la storia che vorrei scrivere funziona davvero; e quando credo di aver trovato quello che cercavo, allora sento un’urgenza fortissima di scriverla, simile, credo, a quella che avverte una donna incinta alla fine dei nove mesi. Quello che poi ottengo sulla pagina è, generalmente, molto simile a quello che avevo immaginato. Ciò significa che quando arrivo alla fine ormai è troppo tardi per capire se quella storia funziona davvero. È a questo che servono gli editori, no? Valutare, e decidere.

Qual è stato il tuo primo approccio con la scrittura e come si è evoluto il rapporto tra te e la scrittura?

Da bambino, e poi da adolescente, scrivevo molto, anche se in modo piuttosto disordinato. Mi divertivo a scrivere storie brevissime, nello stile dell’antologia di Spoon River. Nell’estate del 1983, che trascorsi con la mia famiglia a Copenaghen, immerso in letture straordinariamente travolgenti, abbozzai per la prima volta l’idea di un romanzo: sarebbe stata la storia di una scimmia, Bertha, che osservava il mondo da dietro le sbarre. Arrivai a pagina due di un quaderno a righe con la foto di Sara Simeoni in copertina. Attorno ai vent’anni, mentre frequentavo ingegneria elettronica, leggevo e scrivevo solo poesie. Di quel periodo, ho perso tutto – sia l’hard disk da 105 Mb dove erano salvati i miei ingenui componimenti, sia le stampe che ne avevo fatto. Poi ho smesso di scrivere, ci ho proprio rinunciato. Mandavo mail agli amici, e questo era tutto.

Il 5 gennaio del 2006, però, ho aperto un blog, ora defunto: è stato quello il giorno in cui è cambiato tutto. La mia idea era di parlare di politica, ma a mano a mano che procedevo mi rendevo conto che il mio reale interesse aveva a che fare con certe cose che mi erano accadute nel corso della mia vita, e poiché la mia vita era stata, fino ad allora, piuttosto tranquilla sotto quasi tutti i punti di vista, a un certo punto i ricordi si sono esauriti e ho iniziato a inventare – era la primavera del 2007. Non è stata una scoperta, ma un ricollegarsi a una passione che mi accompagnava fin da piccolo.

Ora posso dire che scrivere è l’atto che, più di qualsiasi altro, mi definisce come essere umano. Quando mi dedico alla scrittura – in senso lato: anche pensare a una storia è scrivere –, cambiano la velocità con cui scorre il tempo, lo spazio in cui mi trovo, alcune qualità rilevanti del mio “sentirmi nel mondo”. Gli esseri umani provano piacere nel costruire le cose, un tratto che è sopravvissuto a una dura selezione della specie; io, costruisco storie. Questa è la mia benedizione.

Io ti seguo da ormai parecchi anni e credo di aver letto quasi tutto quello che hai pubblicato e posso dire di averti visto crescere come scrittore. La domanda che mi sto facendo da un po’ è questa. Sei soddisfatto di come sono andate le cose fino a ora e quali obiettivi vorresti raggiungere?

Tutto ciò che riguarda la scrittura è andato molto al di là di qualsiasi mia aspettativa. La prima volta che ho mandato un libro in lettura, nel 2008, non sapevo nulla di editoria e di tutto quello che ci gira attorno, ed ero già piuttosto sorpreso di essere riuscito a scrivere un romanzo dall’inizio alla fine. Non avevo mai fatto progetti legati ai libri; non era mai stato un mio sogno diventare uno “scrittore”: non sapevo neppure cosa fosse il premio Strega! Tutto ciò che ho ricevuto, dunque, è di gran lunga superiore a quello che ho chiesto. E la cosa che più di qualsiasi altra mi fa contento è di aver scritto sempre e solo quello che volevo.

Se però dovessi valutare in retrospettiva tutte le scelte che ho fatto, ho solo il piccolo rimpianto di non averci “creduto veramente”, fino in fondo. È come se avessi sempre tenuto un piede fuori, sicuramente per gli impegni della vita, molto anche per inesperienza, ma anche per una resistenza interiore che non so mettere a fuoco… L’ipotesi più probabile che ho fatto è che a un certo punto io abbia avuto paura di trasformare questa passione in qualcosa che assomigliasse al lavoro, con i suoi vincoli e le sue regole. Ma per il resto, sono felice. Ho molti progetti che voglio realizzare, nei prossimi anni, e alcuni sono già iniziati; continuerò a vivere questa esperienza come un misterioso regalo che qualcuno che mi voleva bene ha voluto farmi.

Paolo Zardi – La meccanica dei corpi
Editore: Neo Edizioni (15 novembre 2023)
Copertina flessibile: 170 pagine
ISBN-13: 979-1280857217
Peso articolo: 230 g
Dimensioni: 14 x 6.3 x 20 cm

Paolo Zardi vive a Padova, ha pubblicato con la Neo Edizioni le raccolte di racconti Antropometria (2010), Il giorno che diventammo umani (2013), La gente non esiste (2019), e i romanzi XXI Secolo (finalista Premio Strega 2015) e La Passione secondo Matteo (2017). Suoi i romanzi Tutto male finché dura (Feltrinelli, 2018), L’invenzione degli animali (Chiarelettere, 2019), Memorie di un dittatore (Perrone, 2021). In ebook ha pubblicato i romanzi Il principe piccolo(2015), La nuova Bellezza (2016) per Feltrinelli Zoom e Eva (Kobo Originals, 2022).

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