"Madama Matrioska": nell'opera prima di Anja Boato il filo conduttore della nostra malinconia

“Madama Matrioska”: nell’opera prima di Anja Boato il filo conduttore della nostra malinconia

Negli anni, l’utilizzo di forme di narrazione ibrida stanno diventando sempre più popolari sugli scaffali delle librerie. Tra queste ibridazioni trovo che ce ne sia una estremamente interessante. Quella che porta il nome di “Romanzo per racconti”. Come spiega bene il nome, il romanzo per racconti, prende qualcosa da entrambe le forme narrative citate. Da un lato prende la lunghezza del romanzo, i rapporti tra i personaggi, siano essi rapporti stretti o anche appena accennati, prende l’ampio respiro dei testi più lunghi. Dall’altro lato, dal racconto, prende l’ambiente ristretto, il numero di personaggi esiguo, un inizio e una conclusione spesso molto chiari. Cortazár diceva che il racconto era paragonabile a una fotografia, è inevitabile concentrarsi su un particolare e lasciar fuori quello che non entra nell’obiettivo. Questa esclusione è, essa stessa, una scelta narrativa. Nel romanzo per racconti, un insieme di fotografie danno luogo a un album dei ricordi da sfogliare per cercare di trovare il disegno più ampio, le relazioni tra personaggi, l’ambiente che li contiene o, anche, l’humus emozionale che li contraddistingue.

Alessandro Cattelan

In questo quadro si inserisce l’opera prima di Anja Boato, un romanzo per racconti, appunto, dal titolo “Madama Matrioska” uscito da poco per Accento edizioni di proprietà del presentatore Alessandro Cattelan e che come Direttore Editoriale vede Matteo B. Bianchi, una delle figure più competenti del panorama editoriale italiano, scrittore, curatore di rivista letteraria (‘Tina) e autore di podcast dedicati alla letteratura (Copertina).

Ma veniamo al libro di Anja Boato. “Madama Matrioska” è, come detto, un esordio nel mondo delle lettere. Un esordio di una voce fresca e originale, capace di portare il lettore subito all’interno delle pagine scritte.

La struttura di “Madama Matrioska” come suggerisce il titolo del romanzo per racconti, ma anche la bellissima copertina, ci porta in una realtà in cui i personaggi secondari di un racconto diventano i personaggi principali di quello successivo. La successione è ben scandita e poco a poco ci rendiamo conto che il romanzo tende ad avvolgersi su se stesso dando vita a una forma circolare in cui l’ultimo racconto è perfettamente connesso al primo. Abbiamo quindi il cadavere del primo racconto intitolato “Tommy & Salvo” che diventa il protagonista del secondo racconto “Il Marione”, la soubrette televisiva che fa da sfondo alle tristi mattine di Marione che diventa la Cecilia del terzo racconto e così via per otto racconti. C’è poi un bonus finale, una parte otto e mezzo che racconta altre possibili sottotrame, ma che percepiamo principalmente come chiusa dell’opera, un tentativo di sistemare al loro posto alcuni piccoli pezzi del mosaico che ancora non eravamo riusciti a trovare e che alla fine danno vita a un quadro complessivo liscio e levigato, senza crepe.

Ma qual è il filo conduttore che unisce queste persone? C’è di sicuro un’unità di luogo. Il paese che contiene questi personaggi è lo stesso paese senza nome, potrebbe essere un paesello di provincia o una grande città, poco importa. Ha uno sbocco sul mare perché c’è un porto, ma questo può servirci per darci qualche coordinata mentale. L’unità più forte nell’opera di Anja Boato ha a che fare con le emozioni. I personaggi sono quasi tutti a fine corsa. Sono personaggi che non hanno più nulla da chiedere alla vita ad altri, che credevano di avere tutto, viene mostrato senza ombra di dubbio che stavano solo ignorando il grande vuoto che si portano dentro. Altri personaggi sfiorano la depressione, la vedono negli occhi dei propri cari, la osservano e non la capiscono fino in fondo. Altri ancora accusano il passare del tempo che sta cambiando il loro aspetto fisico, altri hanno lasciato la realtà per vivere in un mondo alternativo fatto di violente allucinazioni o di ragionamenti sconclusionati. Alcuni di loro semplicemente non sanno accettare il fatto di aver fallito.

Sono queste sensazioni, questo sguardo sulle cose che lega tra loro i racconti di “Madama Matrioska”, ma per farlo c’è stato bisogno della capacità empatica di Anja Boato che è riuscita ad andare in fondo alle emozioni dei suoi personaggi per mostrarceli fragili e umani anche nel momento della violenza. Vien quasi da pensare che la “Madama” del titolo sia la vita che ognuno di noi porta avanti e che, in maniera a volte totalmente imprevista, ci fa prendere delle traiettorie e ce ne fa ignorare altre solo perché sottostiamo alle regole del caso.

Accento Edizioni nasce con l’idea di dare uno spazio alle voci giovani e fresche, voci che hanno davanti un futuro. In questo senso la scelta di Anja Boato mi sembra perfettamente azzeccata anche perché l’autrice, in questa sua opera prima, ha cercato di trovare una sintesi tra due forme di narrazione, il romanzo e il racconto, che molto spesso viste come entità a sé stanti. Nel farlo ha dato vita a un’opera che pur potendo essere letta a compartimenti stagni, può essere compresa totalmente solo se vista nella sua totale interezza.

L’intervista

[Gianluigi Bodi]: Quali sono state le scelte che ti hanno portata al romanzo per racconti come inizio del tuo percorso editoriale?

Anja Boato

[Anja Boato]: Devo ammettere di sentirmi a mio agio soprattutto nella scrittura di racconti – tendo a distrarmi troppo facilmente per reggere un’architettura complessa come quella del romanzo, che richiede una certa consapevolezza d’insieme, e ad annoiarmi quando personaggi, eventi e ambientazioni si ripetono nel lungo periodo. Il romanzo di racconti mi sembrava il giusto compromesso tra la forma narrativa a me più congeniale, quella della storia breve (se non brevissima), e una costruzione più solida e accattivante che potesse interessare anche ai lettori esigenti, quelli che preferiscono affezionarsi ai personaggi, anziché incontrarli di sfuggita e poi lasciarli andare.

Nella tua opera tu compi una sintesi tra romanzo e racconto. Quali sono secondo te gli elementi del romanzo e quelli del racconto che hai portato in “Madame Matrioska”?

Non vorrei contraddirmi rispetto a quello che ho affermato nella risposta precedente, ma considero “Madama Matrioska” essenzialmente un romanzo, anche se ibridato con la forma del racconto: il puzzle di storie non lascia al lettore la possibilità di saltare qualche tassello, pena il rischio di non capire alcuni passaggi che vengono spiegati solo nei racconti immediatamente successivi. L’opera riprende quindi dal romanzo la sua dimensione compatta, l’obbligo di una lettura lineare e il ritorno ciclico di rimandi interni. Gli aspetti di cui vado più fiera, però, credo siano quelli tipici del racconto: il ritmo serrato, il costante cambio di personaggi e ambientazioni e la sperimentazione con le diverse voci narranti.

Ci sono opere o autori ai quali ti sei ispirata per arrivare alla forma definiva di “Madame Matrioska”?

Trovo inevitabile che il bagaglio di letture che mi accompagna nella vita quotidiana abbia un impatto sulla mia scrittura narrativa. Il problema è che queste influenze sono sottili, quasi inconsce. Posso solo fare un lavoro retrospettivo per cercare qualche autore che ritengo si avvicini, per stile o per temi, a “Madama Matrioska”: mi vengono in mente i racconti intrecciati di Bernard Quiriny, Ogawa Yoko e Bernardo Atxaga, per esempio, ma anche lo stile ironico di Daniel Pennac e Stefano Benni, autori che hanno accompagnato i miei primi passi nel mondo della letteratura per adulti, ormai tanti anni fa, e che forse proprio per questo hanno avuto un impatto significativo sul modo in cui mi rapporto con la scrittura. Ve li consiglio.

Cos’è per te la “Madama” del titolo?

All’origine, il titolo provvisorio era solo “Matrioska”. Mi ero abituata a chiamarla così: la mia Matrioska, l’unica e la sola. Quando è diventato necessario pensare a un titolo definitivo, tra le varie opzioni ho cercato anche alternative che rendessero la mia Matrioska meno “mia” e più “universale”. Madama è quindi semplicemente il titolo onorifico del romanzo: ora è una signora Matrioska, capace di farsi strada nel mondo e di essere appellata senza passare attraverso di me. Una Matrioska che pretende rispetto.

Anja Boato – Madama Matrioska
Accento Edizioni
ISBN cartaceo: 9791281055056
ISBN ebook: 9791281055131
N. pagine: 192
Data di pubblicazione: 8 marzo 2023

Anja Boato, finalista al Premio Campiello Giovani nel 2015, è dottoranda in Musica e Spettacolo all’Università di Roma “La Sapienza”. Scrive per Il Rifugio dell’Ircocervo e lavora per gli uffici stampa di alcuni festival cinematografici. “Madama Matrioska” è il suo romanzo d’esordio.

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