Viaggio nelle Fabbriche della Bellezza: De Castelli

Viaggio nelle Fabbriche della Bellezza: De Castelli

Raffinatezza. È la prima parola che viene in mente quando si varca la soglia di De Castelli, il cui stabilimento a Crocetta del Montello (TV) appare la traduzione fisica dei principi ispiratori dell’azienda: classe, originalità, ingegno.

Fondata nel 2003 da Albino Celato, attuale AD ed erede di una lunga tradizione di artigiani del metallo, De Castelli è un inedito mix di creatività e ricerca, un luogo in cui manualità e innovazione si fondono all’insegna del gusto, del rispetto di una materia trattata con finezza e abilità, nell’incontro generativo tra universi complementari.

Il morbido innesto, o meglio la compenetrazione del design nella lavorazione dei metalli, fa di questa azienda un laboratorio di idee in costante evoluzione, il luogo in cui i rivestimenti e i complementi d’arredo, appaiono il risultato di un movimento a doppio senso, del recupero di una storia antica e dello slancio – quanto più coraggioso – verso soluzioni non convenzionali.

«Appartengo alla quarta generazione di una famiglia che lavorava il metallo», racconta Celato. «La considero una fortuna, perché questo è un mestiere ‘stratificato’, un continuo sedimentarsi di competenze, intuizioni, rapporti con il mondo in mutamento».

La storia dell’azienda inizia a fine Ottocento, quando il bisnonno di Albino acquista un terreno adiacente il Canale Brentella con l’obiettivo di procurarsi la forza motrice. C’è un che di suggestivo in questo richiamo all’acqua, elemento primigenio per eccellenza, simbolo del materno, di quanto che genera vita. È l’origine di un progetto, l’incipit di un racconto che procede per vie impreviste, mai uguali a sé stesse.

Così, nei primi anni Sessanta, il padre di Celato dà il via alla lavorazione del rame e dell’ottone, produce elementi d’arredo, imprime un calore – quello del sapere artigiano – alla “fredda” materia metallica, altrimenti soggetta a un trattamento standard, mal conciliabile con il guizzo creativo. È Albino a raccogliere questo lascito e a farne base la per altre, strabilianti intuizioni: «Quando sono arrivato in azienda ho portato il desiderio di innovare, di prendere il meglio dalla tecnologia. Fino agli anni Novanta lavoravamo ancora per conto terzi, ma questo costituiva un limite nella sperimentazione progettuale. C’era bisogno di un brand, il nostro brand».

Da qui è nata De Castelli, il cui nome evoca costruzioni antiche, elementi saldi. Qualcosa che resiste al tempo preservandosi dalla sua usura. In tale ottica, l’azienda ha orientato la propria ricerca a una connessione privilegiata con gli architetti internazionali, nella consapevolezza del valore rivoluzionario degli interni, quelli che Walter Benjamin colloca – per estensione – all’origine della modernità, della sfera privata dell’individuo e pertanto centrali nel processo di costruzione del sé. Materiali come l’acciaio, l’alluminio, il rame, l’ottone si collocano sulle direttrici di un dialogo fecondo tra tecnologia, manualità e progetto, sicché ogni prodotto di De Castelli appare un unicuum figurativo, un oggetto vivo nello spazio, capace di interagire con esso, di “adattarsi” a chi lo usa.

«Il metallo lavorato da mio nonno era pesante, corposo», dichiara Albino. «Noi gli abbiamo impresso leggerezza, come fosse un tessuto». E in effetti, osservando gli addetti alle lavorazioni, si ha l’impressione che modellino un materiale impalpabile, un intreccio di linee e volumi che richiamano i fili della seta, che acquistano la levità della musica. «Per noi è essenziale indagare tutte le potenzialità del metallo, trattarlo come fosse una superficie da scandagliare» afferma Filippo Pisan, Art Director dell’azienda. «La malleabilità consente infatti di scardinare l’immagine-tipo del materiale duro, considerato quasi “immutabile”. L’obiettivo di De Castelli è proprio quello di coniugare le potenzialità tecniche con il rispetto e la conoscenza della materia».

Intro – Architectural – Hard variations

Così, l’estetica dei manufatti è forgiata dai processi di lucidatura, erosione, ossidazione, che donano un aspetto unico, raffinato e sperimentale, sicché ogni oggetto differisce dall’altro, prende forma attraverso un reticolo di segni e sfumature dove il design si salda all’abilità manuale e dà vita a collezioni uniche, in cui persino la serialità conserva un carattere speciale. Le realizzazioni dei maestri artigiani varcano i confini nazionali, impreziosiscono spazi privati e pubblici in un mutuo dialogo che sembra recuperare alcune formulazioni dell’Arts and Crafts, in particolare il concetto di “home” che ripudia l’ostentazione in favore di una bellezza ariosa ed eclettica.

Quasi nel solco di William Morris e della sua concezione industriale, De Castelli considera la macchina un complemento dell’azione dell’uomo, del suo ingegno e della sua creatività. Ogni prodotto deve essere altamente qualitativo, non risultare mai semplicemente realizzabile. «Il fattore umano è essenziale» afferma a più riprese Pisan, perché in grado di instaurare un circolo “inventivo”. I sessanta dipendenti dell’azienda si confrontano e si specializzano ogni giorno negli stabilimenti di Crocetta del Montello, consapevoli dell’arricchimento reciproco e della possibilità di lambire espressioni sempre nuove, continue varietà dei manufatti in metallo.

Marea – Design Zanellato Bortotto

«I nostri punti fermi – ricorda Celato – sono: ricerca continua del miglioramento; totale apertura al mondo dell’architettura e del design; non dire mai: “non si può fare”». Tutto questo permette a De Castelli di concretizzare ogni suggestione, di porsi obiettivi reali. Acciaio, rame, ottone sono così plasmati a partire, anche, dalla sinergia con il lavoro di progettisti internazionali del calibro di Cino Zucchi, Aldo Cibic, Michele De Lucchi; non solo rivestimenti e arredi, ma opere di architettura e progetti speciali come quelli per la Biennale di Venezia e Milano Expo.

Airframe – Design Pio&TitoToso

È uno sguardo poliedrico quello di De Castelli, un atto creativo che ha fondamento nelle arti classiche e nel contributo, inevitabile e generativo, della modernità. Lo mostra il progetto “Tracing Venice”, per il quale lo studio Zanellato/Bortotto ha reinterpretato i mosaici della Basilica di San Marco attraverso sei tavole parietali in ottone, rame e acciaio. O ancora la libreria Airframe, disegnata da Pio&TitoToso, con il suo design aerodinamico volto a impreziosire lo spazio, donando agli interni una presenza scenica in rapporto armonico con la propria architettura.

Ogni manufatto dell’azienda, ogni arredo – sovente su misura – appare quasi un organismo, rievocando così certe intuizioni di Henry Van de Velde, l’architetto belga che considerava interni ed esterni come una singola entità. In tal modo, De Castelli collega aspetti pratici a elementi decorativi, trasformando il teatro della scena – sia esso pubblico o privato – in spazio tridimensionale.

Folio – Drawstudio

Ne è esempio, ancora, il tavolo Folio, disegnato da Draw Studio e caratterizzato da una composizione di piani ortogonali realizzati in lastre di ottone spazzolato. Una vera e propria scultura, con superfici riflettenti che esaltano la materia e svelano un linguaggio artistico che pesca dal pozzo del razionalismo, dell’essenzialità delle figure.

Questa, come ciascuna creazione di De Castelli, ha un ciclo di vita lunghissimo, è destinata a restare, a lasciar traccia di sé. Un percorso, certo, proprio delle opere d’arte, ma che mira alla tutela dell’ambiente, al rispetto del territorio. Celato lo rivendica con dignità: «Il nostro obiettivo è facilitare il riuso del materiale. Gli scarti delle lastre metalliche vengono raccolti, differenziati e poi riammessi nel circuito della lavorazione». Non solo: attraverso un sistema di raccolta e smaltimento l’azienda raccoglie l’acqua utilizzata per l’ossidazione e il lavaggio delle lamiere evitando, così, che finisca negli scarichi.

Xilo – Delineo Design Studio

La sostenibilità è così, per De Castelli, un’altra delle parole chiave, atta a saldarsi con la continua sperimentazione, con l’estro e la raffinatezza di superfici, oggetti e complementi che essa presenta al Salone del Mobile di Milano o alla Design Week del capoluogo lombardo. L’edizione 2023 di quest’ultima ha visto l’esposizione di “Glyphé”, una ricerca in sette declinazioni dai movimenti ritmati, sinuosi, che trae dalle tecniche tradizionali di forgiatura sostituendo l’ottone al ferro. Ogni lastra, concepita e portata a termine nei laboratori De Castelli, reca le tracce di un’antica cultura, è il frutto di un processo stratificato in cui battitura, ossidazione, lucidatura, spazzolatura e levigatura danno vita a prodotti unici, segnati in maniera peculiare, come tracce di un altro tempo. Basti ad esempio il tavolino da caffè Xilo, disegnato da Delineo Design e ispirato all’estetica Art Noveau: un concentrato di tecnica e sapienza, un pezzo in grado di esaltare la ricchezza del metallo.

Questa ricerca, e in generale il mondo De Castelli, è conservata nello showroom milanese progettato da Cino Zucchi in Via Visconti di Modrone 20 e inaugurata nel 2021. Un’ex galleria d’arte trasformata in luogo di incontro e sperimentazione, dove le anime dell’azienda (arredo, superfici, progetti architettonici) si mostrano nel pieno del loro valore e il sistema appare svincolato dal concetto di “merce”. Per confermare, ancora una volta, il potenziale reale di certa idea di bellezza.

Riferimenti
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Immagine in evidenza: De Castelli – Surfaces – DeSign – Design R&D De Castelli – Vertical green – ph. Alberto Parise (part.)
Copyright: tutte le immagini © De Castelli Srl – ph. Alberto Parise

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