Il museo del caffè Dersut a Conegliano Veneto

Innanzitutto il nome: perché si chiama DERSUT? Perché i soci fondatori sono stati Marcello De Rosa e Giovanni Suttora che, nel 1947, hanno fondato la torrefazione che da loro prende il nome. Gli attuali proprietari sono invece i conti Caballini di Sassoferrato che hanno acquisito l’azienda nel 1949. Sono arrivati alla terza generazione e, nel 2010, hanno realizzato il prestigioso Museo del Caffè Dersut, aperto al pubblico.

L’esperienza accumulata durante una vita trascorsa tra gli aromi del caffè, come imprenditori, ma soprattutto l’amore profondo per la cultura e la conoscenza del prodotto, ha spinto i membri attuali della famiglia Caballini di Sassoferrato a creare questo Museo del Caffè che è dedicato a quelli che già lo apprezzano ma soprattutto a quanti non lo conoscono e a tutti gli operatori, dai coltivatori agli importatori, dai torrefattori agli esercenti che hanno reso e rendono possibile, con il loro impegno, la diffusione del caffè oggi apprezzato in tutto il mondo.

Il Museo del Caffè si trova a Conegliano Veneto in Via Vecellio 2 ed è limitrofo alla attuale sede aziendale e anche ad un’altra grande azienda della città, la Carpené Malvolti, alla quale si deve l’invenzione della spumantizzazione. Ed è singolare che da qualcuno il caffè sia stato definito “vino d’Arabia” e che quindi Conegliano abbia sia la Scuola Enologica che questo museo. Museo che ricostruisce perfettamente (dall’origine al consumo) l’intera filiera relativa a questa bevanda, citata da tanti scrittori come Francis Bacon che, nel 1624, scrisse:

“I Turchi hanno una bevanda chiamata Coffea. Si prepara con acqua bollente da una bacca ridotta in polvere che colora l’acqua di nero come la fuliggine. E’ di aroma forte e aromatico e si beve caldissima”.

Ma la storia del caffè si perde nella notte dei tempi, tanto varia, sfuggente e antica è la sua origine. E’ difficile trovare il bandolo della matassa, a cominciare dal nome.

E’ l’Altopiano di Kaffa ad aver dato il nome alla celebre pianta o è questa che ha dato il nome all’Altopiano?

Alcuni studiosi affermano che è il nome della pianta a provenire dal suo luogo d’origine: Kaffa, regione situata nelle propaggini sud-occidentali dell’acrocoro etiopico e, più esattamente, nella parte più fertile di questa, detta woinadegà, compresa tra i 1500 e i 2500 metri di altezza sul livello del mare. Bisogna aggiungere che la tesi più condivisa dalla generalità degli studiosi è che il termine caffè derivi dal turco kahveh (eccitante) che indicava una bevanda prodotta dal succo di alcuni semi. Questa veniva consumata come vino rosso scuro dalle innumerevoli virtù o addirittura come medicinale, dati gli effetti stimolanti ed eccitanti che provocava sull’organismo.

Comunque l’unica cosa certa è che la pianta del caffè nacque in Africa e da lì si diffuse, al seguito dei soldati etiopi, durante le guerre nello Yemen (sec. XIII e XIV). I Romani chiamavano Etiopi ( che significa gente dal volto bruciato) le popolazioni africane insediate a Nord dell’Equatore (gli attuali Sudan ed Etiopia) per distinguerli dai Garamanti ( che invece erano chiari perché provenivano dalla Grecia ed erano stanziati in Libia nell’attuale Fezzan).

Ma per tornare al caffè, il passaggio dall’Africa attraverso il Mar Rosso, fu quindi un evento determinante, poiché rese possibile la sua diffusione nel mondo.

Infatti già alla fine del sec. XVIII il caffè, trafugato dall’Arabia, veniva coltivato dalle diverse potenze coloniali nella fascia tra i due tropici che gira attorno al mondo.

La caffeina è stata quindi promossa, con largo consenso, come portatrice di salute, di forza e di creatività. Questa ha portato poi al riconoscimento del caffè quale bevanda più popolare al mondo, superando   resistenze e disapprovazioni.

L’apertura dei “Caffè” come luoghi di ritrovo ha trasformato la società e la cultura (si pensi anche alla rivista “Il Caffè” dei fratelli Verri e di Beccaria) entrando nell’animo dei popoli, dal medio-oriente ai paesi occidentali.

In quei locali si sono incontrati uomini che hanno dato vita alle rivoluzioni, programmato le guerre, concordato la pace, avviato cambiamenti e nuove strategie nella società, hanno nominato capi di governo, scritto giornali, finanziato traffici internazionali, discusso progetti, intessuto storie d’amore ed espresso ogni sorta di opinione sociale, politica e religiosa.

Ancora oggi, in questi locali, siedono coloro che decidono il nostro futuro mentre altri scrivono e programmano software o siti internet. Così il caffè resta un elemento affascinante e insostituibile e il suo consumo ha un cammino certo, confermandosi quale bevanda preferita da uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri, conservatori e rivoluzionari, bohemiens, artisti pensatori, letterati di tutte le società del mondo.

Ed è per questo che si ringrazia la famiglia Caballini di Sassoferrato per aver creato il Museo del Caffè Dersut di Conegliano che permette a tutti di vivere in prima persona il percorso che sta alla base della tazzina fumante che ogni mattina riesce ad avviare un’altra giornata della nostra vita.

Franco Caramanti

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