Enzo Demattè. Poeta, scrittore, saggista, formatore.

Poeta e scrittore, uomo di scuola e di cultura, Enzo Demattè nasce a Trento nel 1927.

Figlio di Vigilio,impiegato delle Ferrovie, segue la famiglia negli spostamenti da Venezia a Fortezza prima di arrivare nel 1939 a Treviso, dove frequenta il Liceo “Antonio Canova”.

Laureatosi in Lettere classiche all’Università di Padova, inizia la sua carriera scolastica, prima come insegnante e poi, dopo la riforma del 1963, come preside di scuola media.

Gli obblighi scolastici non gli impediscono di coltivare la sua passione per la scrittura.

Nel 1958 pubblica il suo primo romanzo, “La Valle coi Santi alle Finestre”, ambientato nella Valle del Biois nel Bellunese.

Unisce il suo amore per la montagna allo studio dei costumi e delle tradizioni popolari.

L’amore per la montagna è alimentato anche dallo scoutismo, che vive con la stessa passione del suo impegno scolastico: fa parte della sua pedagogia per formare intellettualmente e moralmente i giovani.

Il momento più alto di questo impegno è stato l’esperienza del Vajont, dove accorre con i suoi scout a dare aiuto.

Gli anni Sessanta sono molto prolifici per l’attività letteraria di Enzo Demattè. Scrive diverse raccolte di poesie, alcune in italiano, altre in dialetto veneto, o meglio, trevigiano: “Acqua piovana”, 1961; “El Sorgoturco”,1963 (ha vinto il Premio Marta dell’Ateneo Veneto); “Giorni dispari”, 1963; “Pagine e terra”, 1967.

Demattè si considera un “poeta che scrive anche in dialetto” e non un “poeta dialettale”,  secondo la nota distinzione di Pasolini.

Gli anni  sessanta vedono intensificarsi anche il suo impegno civile. È eletto Assessore alla Cultura nel Comune di Treviso. Tra le varie attività culturali da lui promosse vi è la fondazione de “La Curiosa”, la prima biblioteca per ragazzi in città. Recentemente la rinnovata biblioteca per ragazzi, gli è stata intitolata come BRAT “Enzo Dematté”.

Sempre seguendo la sua passione pedagogica, scrive libri per ragazzi: “Il regno sul fiume”, 1967 (Premio Giana Anguissola). Il libro è pubblicato a puntate nel “Corriere dei Piccoli”, ottenendo così una diffusione nazionale. Seguono: “Io e la capra”, 1970; “Gente di confine”, 1972; “Un ragazzo chiamato Friuli”, 1977, “Olive nere” nel 1982.

Nei romanzi “L’estate cattolica” (1976) e “Passione di Vallarsa” (1984) fa i conti con la cultura cattolica e con la sua formazione intellettuale vicina al cattolicesimo liberale di Antonio Rosmini.

Sull’educazione giovanile e il rapido mutamento dei costumi che sta investendo il Veneto, come tutta l’Italia, scrive diversi saggi, cercando di comprendere cosa debba essere salvato della cultura tradizionale.

L’opera più importante sulla cultura veneta, e non solo, è l’edizione critica delle lettere che Giovanni Comisso ha scritto, in un sodalizio durato quarant’anni, all’avvocato Natale Mazzolà e a sua moglie Maria Calzavara Mazzolà: Trecento Lettere di Giovanni Comisso a Maria e Natale Mazzolà (1925-1968), a cura di Enzo Demattè, Editrice Trevisana, 1972.

Demattè analizza le lettere con grande maestria filologica, ricorrendo, per certi particolari biografici, alla testimonianza dello stesso Natale Mazzolà.

Ne è sorta una completa biografia di Comisso e della sua cerchia di amici.

Il volume ha ottenuto una menzione speciale dall’Accademia dei Lincei.

Dopo un lavoro così impegnativo, Demattè ritorna alla poesia, in particolare con il poemetto “La dogaressa Marina” che ha vinto nel 1981 il Premio Guido Marta di Poesia.

La giuria, nella quale erano presenti Gianfranco Folena e Andrea Zanzotto, ha messo in risalto lo sperimentalismo linguistico dell’opera: “I frequenti inserti in lingua, anche straniera (dal latino allo spagnolo) non svigoriscono il dialetto che esprime con forza la profondità dei sentimenti”.

Altra raccolta, “Rosa rosae”, del 1986.

Nel 1987 Demattè si trasferisce a Parigi, come Ispettore Generale delle scuole italiane in Francia. Vi rimarrà per sette anni.

Al suo ritorno, in un Veneto profondamente cambiato, scrive un’ultima raccolta di poesie, “La Zosagna” (1994), nella quale esprime la nostalgia per un mondo ormai irrimediabilmente perduto.

Si dedica anche alla biografia di alcuni personaggi della Treviso ottocentesca: “Lorenzo Crico”, 1990; “Antonio Caccianiga”, 2002; “Giuseppe Bianchetti”, 2004.

Enzo Demattè muore l’11 ottobre 2014.

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