"Io e Gio" di Francesco Prosdocimi: il legame Pop tra fratelli per superare la perdita degli affetti

“Io e Gio” di Francesco Prosdocimi: il legame Pop tra fratelli per superare la perdita degli affetti

Neo Edizioni ha prevalentemente due anime. Una più heavy metal che prende forma concreta nella collana “Iena” e l’altra più delicata, restando sulla metafora musicale, verrebbe da dire più melodica che ha il suo sbocco nella collana “Dry”.

“Io e Gio” di Francesco Prosdocimi rientra dentro il secondo gruppo di opere di questo editore. Opere che tra le loro fila vedono anche “Vinpeel degli orizzonti” e le sue otto ristampe di Peppe Millanta e “Acari” di Giampaolo G. Rugo che ha avuto più di recente un ottimo successo di pubblico e critica.

Tra queste opere è ben accolto “Io e Gio” il romanzo di Francesco Prosdocimi che, con i romanzi citati ha in comune una sottile delicatezza e, a tratti, l’aria sognante.

“Io e Gio” è il romanzo d’esordio dello scrittore vicentino Prosdocimi e racconta la storia di due fratelli. Pietro, il più grande, di cui non sappiamo l’età ma possiamo intuire che sia diventato maggiorenne da non molto tempo e Gio che invece ha dieci anni un grande talento per il calcio e una timidezza che non gli rende facile relazionarsi che però non sappiamo se sia sempre stata lì o se sia l’eredità dell’antefatto all’inizio della storia raccontata.

Incontriamo i due fratelli nel momento dell’abbandono. Hanno caricato la vecchia e piccola Yaris per lasciarsi alle spalle una casa vuota di affetti che è diventata un peso insostenibile. I genitori dei due fratelli sono morti in un incidente stradale, un sorpasso da non fare li ha strappati ai figli. Pietro decide di lasciare la casa in cui sono cresciuti e di trasferirsi in un piccolo paese vicino a Merano. Un luogo in cui non conoscono nessuno e in cui poter ricominciare una vita magari sfuggendo agli sguardi di pietà di vicini e conoscenti. Di per sé questa sembra una decisione folle e avventata.

Il paese si chiama San Nicolò e offre davvero poco in termini di svaghi, ma forse a Pietro e Giovanni va bene così, forse l’isolamento parte anche da questo, dall’avere più tempo per passeggiare, cercare di ritrovare sé stessi, vivere il presente dimenticandosi il passato e tenendo il futuro a debita distanza. Forse in un paese come San Nicolò il tempo può arrivare a fermarsi.

Accanto alla casa che Pietro ha preso in affitto vive un uomo burbero che risponde al nome di signor Mueller. Uomo di poche parole e di pochi gesti, Mueller entra subito nella sfera affettiva del piccolo Giovanni, quasi che il bambino sentisse la necessità di avere una figura più adulta rispetto a quella del fratello maggiore. Mueller, nel suo silenzio, insegnerà a Pietro a lavorare con le mani e lascerà nella vita dei due fratelli un segno incancellabile.

Il romanzo di Francesco Prosdocimi, ha dalla sua una leggerezza e una freschezza che l’autore riesce a mettere in campo anche quando tratta tematiche che difficilmente vengono accostate alla leggerezza e alla freschezza, tra tutte, la perdita degli affetti e lo sradicamento da una realtà quotidiana consolidata. La figura di Pietro, fratello maggiore investito di una responsabilità più grande di quella che riesce a sopportare, che procede per tentativi e approssimazioni, è il perno attorno al quale ruota l’opera dello scrittore vicentino. C’è, in Pietro, una volontà iniziale di annullarsi per garantire al fratellino un futuro, ma c’è anche l’impeto incontrollabile a cercare una felicità anche per sé stesso.

Il romanzo di Francesco Prosdocimi è costellato di riferimenti pop, sia musicali, ma soprattutto cinematografici. La visione di un film, per i due fratelli, diventa quasi un rito. Ecco quindi che i film fanno da sottofondo al loro percorso di crescita, i personaggi escono dallo schermo e si intrecciano con le esperienze di vita quotidiana: sto pensando ad esempio all’insegnate di italiano che viene accostata a M della serie di film dedicata a James Bond e che viene interpretata sullo schermo da Judy Dench.

I capitoli stessi vanno dal “Grande Lebowski” (che poi è il nome che Giovanni dà a un gatto randagio che riescono ad addomesticare) a Tatanaka di “Ballando con i lupi”. La finzione cinematografica diventa non solo routine per superare il lutto, ma fornisce anche elementi di un sapere condiviso tra fratelli, un legamene che si somma a quello del sangue.

Il pregio di questo romanzo è dunque quello di riuscire a raccontare una storia di perdita che diventa una storia di crescita e conquiste personali e lo fa mettendo in luce, quasi sottovoce, come a volte anche le tragedie più segnanti abbiano un ruolo nel nostro personale percorso sulla terra.

Scena dal film “Il grande Lebowski” diretto da Joel ed Ethan Coen con Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi,

L’intervista

[Gianluigi Bodi] Ci sono tantissimi riferimenti della cultura pop nel tuo romanzo, che ruolo hanno nella tua scrittura?

Francesco Prosdocimi

[Francesco Prosdocimi]: Vivendola e subendola un po’ tutti i giorni sicuramente la influenzano. E poi mi piace inserire riferimenti che riportano alla realtà e alla vita di tutti i giorni. E che tutti o quasi tutti possono cogliere e capire facilmente.

All’inizio del romanzo Pietro e Gio salgono in macchina, nella testa di Pietro la metà è già chiara, io però a te vorrei chiedere se la scelta di un luogo fuori dai radar sia necessaria per la trama che avevi in mente. Se la storia di Pietro e Gio poteva essere questa solo lì e se Santa Gertrude non diventi, a modo suo, un personaggio a tutti gli effetti.

Prima di iniziare a scrivere questo romanzo, non avevo una meta precisa in mente. Anzi, non doveva esserci nessuna meta. Avevo in testa solo un lungo viaggio di questi due fratelli. Però un giorno in cui ero proprio a Santa Gertrude ho deciso che avrei ambientato la storia lì. Perché ho pensato che se quel posto fa bene a me, avrebbe potuto fare bene anche a loro. Quindi direi che alla fine questa storia di Pietro e Gio poteva esistere solo lì.

Trovo che la figura del burbero Mueller sia uno degli elementi più interessanti del romanzo. Io lo vedo un po’ come un ponte tra la vecchia e la nuova vita, tu che ruolo hai pensato per lui quando hai iniziato a immaginartelo?

Volevo dare ai due fratelli un sostegno. Che non fosse troppo presente ma che si sentisse. Il signor Mueller è silenzioso, impassibile e duro, però vuole bene a Pietro e Gio e li aiuta a superare la loro difficile situazione. A modo suo ovviamente.

La cornice naturale è molto presente nel tuo romanzo, quasi come se la natura potesse purificare i due fratelli. Che significato hanno per te il panorama e le lunghe passeggiate che fanno i protagonisti? Sono più un modo per trovare la sintonia con il luogo oppure una sorta di medicina per l’anima?

Soprattutto una medicina per l’anima. Santa Gertrude è veramente un posto incredibile. È tutto verde. Torrenti, cascate. E lo stile di vita delle persone che ci vivono è lontanissimo dal nostro. C’è molta più pace. Ogni volta che ci vado è come entrare in un mondo nuovo. Bellissimo veramente.

Francesco Prosdocimi – Io e Gio
ASIN: B0BJSZKLM4
Editore: Neo Edizioni (19 aprile 2023)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 160 pagine
ISBN-13: 979-1280857156
Peso articolo: 220 g
Dimensioni: 14 x 1.6 x 20 cm

Francesco Prosdocimi è nato nel 1991 in provincia di Vicenza. Frequenta la facoltà di Lettere, segue un corso di scrittura creativa e gioca a basket. Attualmente vive a Monte di Malo e lavora come responsabile di filiale per un’azienda di Padova. Ha tre sorelle e un fratello più piccolo. Io e Gio è il suo primo romanzo.

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