Un sindaco per la cultura

Un sindaco per la cultura. Ricordo di Gaetano Cappelletto

Gaetano Cappelletto, recentemente scomparso, è stato Sindaco di Zero Branco dal 1995 al 2004, oltre che medico condotto e per molti anni riferimento indiscusso del proprio Comune.
A Zero Branco e in particolare durante la sua Amministrazione è stata molto valorizzata la figura di Giovanni Comisso, che qui visse a lungo scrivendo molte opere tra le quali un capolavoro come La mia casa di campagna. Gaetano Cappelletto è stato socio dell’Associazione Amici di Comisso e componente della Grande Guria.

Gaetano Cappelletto

Ne parliamo con Paolo Favaro, che è stato responsabile della Biblioteca civica di Zero Branco e anima dell’intensa vita culturale di questo Comune.
“Nel decennio in cui Gaetano Cappelletto è stato Sindaco di Zero Branco – ricorda – a Villa Guidini e dintorni ci fu un’esplosione di attività e di investimenti nelle pratiche culturali. Proprio Villa Guidini e il suo parco furono acquistati e salvati dall’incuria in cui rischiavano di finire, ma si decise di investire per una nuova sede di biblioteca, dedicata a un altro zerotino importante: lo storico Gaetano Cozzi che a Ca’ Foscari realizzò, con altri, il dipartimento di studi storici e l’omonimo corso di laurea.
Assieme alla biblioteca si inaugurò l’auditorium dedicato a Giovanni Comisso, la cui “casa di campagna” è a un tiro di schioppo dalla Villa e all’esterno della quale, nel 1995, si decise di apporre una targa marmorea in ricordo, presente Nico Naldini che con Cino Boccazzi animava il premio letterario dedicato allo scrittore trevigiano”.

Una sede culturale viva, dove sono passati illustri rappresentanti della cultura trevigiana e veneta. “Dal 1995 – continua Favaro – in Villa non solo si tenne un incontro di selezione del Premio Comisso, ma ci furono innumerevoli cicli di conferenze che videro animare le antiche sale, alcune memorabili per la straordinaria partecipazione di pubblico. Ad esempio, vi si tenne l’ultima apparizione pubblica di Sergio Saviane; Andrea Zanzotto, coi professori cafoscarini Morelli e Ortalli, commemorò la poetessa e musicista Luisa Zille, moglie di Gaetano Cozzi. E qui hanno parlato in affollati incontri pubblici Ferdinando Camon, Mario Rigoni Stern, Nico Naldini, Paolo Ruffilli, Nella Giannetto, Mauro Corona, Vitaliano Trevisan, Giulio Mozzi, Gian Mario Villalta, Mauro Covacich, Cesare de Michelis, Giulio Casale, Paolo Puppa, per ricordarne solo alcuni”. Appuntamenti che attiravano talmente tanto pubblico da dover attivare collegamenti televisivi per seguire gli interventi, almeno fino all’apertura dell’auditorium che coi 300 posti consentì un’ampia partecipazione.

Paolo Favaro ricorda anche che Gian Mario Villalta, fondatore e direttore di Pordenone legge, poeta e scrittore, proprio a Zero Branco tenne a battesimo i “giovani leoni della poesia veneta” il gruppo dell’A27 (viaggiavano tra Mestre e Vittorio Veneto percorrendo l’autostrada).
“Alle conferenze letterarie ogni anno si aggiunsero gli incontri dedicati ai grandi interpreti dell’alpinismo e a chi interpretava il viaggiare sotto il segno dell’avventura e non del facile turismo – spiega -. A titolo di esempio della considerazione raggiunta, fu presentato in Villa il testo storico sull’alpinismo trevigiano, prima ancora che nelle sedi del CAI. Le collaborazione con Veneto Comunicazione, col centro Le Venezie di Luigina Bortolatto da poco scomparsa, con Fondazione Benetton, contribuirono nel corso degli anni ad attirare l’attenzione di un pubblico non solo di ambito trevigiano”.

E vi sono molti altri capitoli, come il volume sulla storia zerotina “Storie di terra e di acque. Zero, sant’Alberto e Scandolara attraverso i secoli” (Canova: 2004), scritto da un gruppo di giovani storici coordinati da Danilo Gasparini. Ampio pubblico anche per le mostre d’arte con le opere di Guerrino Bonaldo, Fasano, Pian, Del Giudice, Ambrogio, Ceschin (molte di queste accompagnate da cataloghi appositamente stampati); anche l’avvio della Biennale dell’Arte del Bambino (sponsorizzata oltre che dal Comune anche dalla Disney che vedeva spesso partecipare il maestro Giorgio Cavazzano) lasciò una traccia importante per il rapporto creatosi con le nostre scuole primarie. Per il patrimonio artistico locale, il recupero di tele prima neglette e poi riscoperte, grazie alla collaborazione con figure come il direttore dei Musei Civici Trevigiani Eugenio Manzato, per le opere di Gregorio Lazzarini dell’oratorio di Villa Guidini, oppure il Desubleo ora in municipio o il Mosè Bianchi dell’oratorio Corniani, recuperate queste ultime grazie alla collaborazione con la Soprintendenza del Veneto Orientale.

Una sede multifunzionale dove non poteva mancare l’attività concertistica e teatrale, quest’ultima in collaborazione col circuito Teatro in Villa di Gigi Mardegan, con spettacoli all’aperto nella stagione estiva (fino all’inaugurazione dell’auditorium) “dove anche i pavoni si coordinavano con gli attori per non disturbare i dialoghi degli attori”. L’orchestra di Padova e del Veneto si esibì più volte.
Tra le altre importanti attività che presero il via: il Centro Giovani, con sala giochi e sala musica e il coinvolgimento di molti ragazzi e ragazze in attività teatrali e va segnalato che da questa esperienza prese corpo e iniziò il volo verso i vertici del teatro contemporaneo della compagnia Anagoor di Simone Derai (di recente premiati dalla Biennale Teatro con il Leone d’Argento). Guardando al recupero delle tradizioni, per alcuni anni nel Palio dei Colmelli, ideato dall’insegnante Anita Gheller, si concentrarono le energie dei nove colmelli zerotini nel ricreare percorsi di memoria agita, rivissuta con un’autentica partecipazione popolare.

Gaetano Cappelletto ha fatto molto per la cultura a Zero Branco e dato un modello che si è mantenuto con le Amministrazioni successive con un servizio biblioteca di ottimo livello e di un’offerta concertistica e teatrale di valore. L’augurio è che il suo esempio rimanga sempre attuale, così come il suo spirito di apertura a tutte le migliori espressioni culturali come avviene a Zero Branco, dove le proposte culturali da allora attraggono una partecipazione da città ben più grandi. Mi piace pensare che possa essere un’eredità della presenza di Giovanni Comisso nel nostro territorio”.

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