Appuntamento con Alessandro Toso…. in Piazza Comisso!

Più di qualche volta Alessandro Toso ed io ci siamo ritrovati a discutere, davanti ad un caffè, di scrittura ed editoria, ipotizzando come sarebbe stato bello rifondare lo spirito della “Piccola Atene”…

Riprendiamo il discorso oggi, l’appuntamento non è in un bar ma in Piazza Comisso.

Sono curiosa di scoprire qualche curiosità su “A galla” ( Scrittura&Scritture), di recente pubblicazione. Il romanzo ha ricevuto ottima critica e la risposta dei lettori è stata molto positiva… tanti i temi affrontati, il lavoro in una società che sta cambiando, l’amore, il tradimento, la famiglia, la leggerezza e la purezza dei sentimenti giovanili…

Alessandro è spesso all’estero per lavoro, in questa “piazza” è sicuramente più facile incontrarsi, sperando che lo spritz virtuale sia buono come quello reale…le chiacchiere lo saranno sicuramente!

-Benvenuto in Piazza Comisso Alessandro. Piazza dedicata ad uno Scrittore illustre, quando l’hai “incontrato” per la prima volta?

Ho conosciuto Giovanni Comisso, o meglio parte delle sue opere, negli anni dell’università. Spinto dalla lettura di un romanzo di Elio Chinol mi sono concesso un piccolo viaggio tra gli autori trevigiani, restando affascinato e meravigliato dalla modernità della scrittura di Comisso. Il fatto che dalla Treviso di allora sia emerso un talento simile mi ha fatto riflettere su quanto potrebbe e dovrebbe succedere oggi, quando tutti abbiamo accesso a una miriade di stimoli che all’epoca non erano certo alla portata di chiunque…

-Passiamo al tuo ultimo romanzo pubblicato. “A galla” (Scrittura&Scritture, 2016). Grande studio psicologico e caratterizzazione dei personaggi. Per il lettore non è facile separarsi da loro una volta terminata la lettura. Raccontaci il punto di vista dello scrittore…

Non è stato facile neppure per me separarmi da loro, a partire da Franchino, il mio preferito, un uomo che decide di mettere in gioco tutto quello che ha conquistato nella vita pur di aiutare i suoi compagni di fabbrica. Ma in fondo anche Renato mi ha fatto una bella compagnia; è il tipico esempio del capo che nessuno vorrebbe mai avere, eppure non è riuscito a non risultarmi simpatico. E sì che ci ho provato, a renderlo odioso fino in fondo… forse è come i protagonisti di una certa commedia all’italiana, cialtrone e senza cuore ma in fondo più simile a noi di quanto ci piacerebbe!

-Il tema della crisi economica che ha colpito il nostro territorio entra prepotentemente nel romanzo. Sembri molto attento al tema del lavoro. Credi che la letteratura abbia tuttora una funzione sociale?

Credo che chiunque maturi dentro di sé emozioni e sentimenti derivanti dagli enormi cambiamenti che stiamo vivendo; noi scrittori abbiamo la fortuna di poterli rielaborare sotto forma di prodotto artistico. Ecco, direi che la letteratura dovrebbe fungere da diapason, facendo risuonare idee e sensazioni già ben presenti nell’animo dei lettori.

-Domanda di rito, importante per i tuoi lettori…progetti di scrittura a breve termine?

Come tutti gli scrittori ho un manoscritto bello pronto e un altro in lavorazione; quello già terminato parla del nostro territorio e introduce un personaggio che nelle mie intenzioni potrebbe diventare seriale o comunque essere protagonista di più di un romanzo.

A-galla-Toso
A galla (Scrittura&Scritture,2016)

Diamo allora voce ai personaggi di “A galla” proponendovi la lettura di un brano scelto da Toso stesso…

Seduto a gambe incrociate su una superficie convessa a quindici metri d’altezza mentre il vento gli tagliava la faccia e tentava di strappargli di mano il minidisc, Pietro iniziava a rimpiangere di non essere rimasto a terra. Avrebbe potuto intervistarli con il megafono, quei dannati operai.

“Come ha detto che si chiama?”

L’uomo magro lo guardò con rassegnazione e parlò nuovamente.

“Garritano. Franco Garritano.”

“E i suoi colleghi sono…”

Franchino ripeté i nomi degli altri soffocando una voglia assurda di scaraventare quel ciccione con gli occhiali oltre il parapetto. La stanchezza, si disse, era la stanchezza a farlo sragionare.

“Perfetto. Ora le farò un’intervista, signor Garritano. La registrerò con questo microfono. Cerchi di parlare più chiaramente possibile, con questo vento rischia che non si senta niente.”

“Quanto tempo ci servirà?” chiese Garritano.

Sembrava nervoso, impaziente. Il che era strano, si disse Pietro. In tutta la sua carriera non aveva mai incontrato nessuno a cui non piacesse essere intervistato.

“Beh…” cominciò a rispondere “Il giornale mi ha affidato quattro colonne, quindi tra l’introduzione e tutto il resto, non dovrebbe volerci molto per riempire il pezzo. Dieci minuti di intervista, venti al massimo”

Garritano annuì, convinto. La risposta gli era piaciuta.

“Bene” disse “Cominciamo, allora.”

“Benissimo, Franco. Posso darti del tu, vero?”

“No”

Riproviamo, pensò Pietro.

“Dunque. Quali sono le rivendicazioni che alimentano la vostra protesta?”

Franchino si grattò dietro la testa, prese un respiro e cominciò a parlare.

“Le statistiche sono facilissime da comprendere. A partire da giugno dell’anno scorso, più di metà della forza lavoro ha fatto almeno tre mesi di cassa integrazione, il che corrisponde circa a…”

Fece una pausa, e appoggiò le mani sulle cosce.

Pietro aprì la bocca senza rendersene conto, e con un cenno del capo lo invitò a proseguire. Il registratore continuava a lasciare scorrere i secondi, ma dalla bocca di Garritano non usciva più nulla.

Franchino si alzò, facendo schioccare le ginocchia come rami secchi. Si girò, guardò l’orizzonte per qualche attimo, poi si risedette.

“Vedi, giornalista. Io potrei darti tutti i numeri di questa situazione, perché li conosco a memoria. Ma tu non capiresti. Li registreresti con quel coso là e poi li trascriveresti come un pappagallo, senza preoccuparti che i tuoi lettori capiscano o meno perché siamo qua. Ma non è così che funziona. Allora te la faccio io, una domanda. Tu lo sai quanto costa un chilo di pasta?”

Pietro fece per rispondere, poi si rese conto che quella era un’informazione che non possedeva. Quando andava al supermercato buttava tutto alla rinfusa nel carrello, e poi pagava con il bancomat.

“…”

“Ecco, lo sapevo. Allora te lo dico io. Costa due euro, quella veramente buona. Quella del discount anche un po’ meno. Ti sembra poco, vero? Due euro. Se ti escono da un buco nei pantaloni, uno come te non li raccoglie neanche da terra, due euro. Mi sbaglio?”

Pietro tentò di ricordarsi se gli fossero mai caduti per terra due euro. Ma tutto quello che gli veniva in mente era il suo stipendio. Tremilaquattrocento euro al mese per tredici mensilità. La cifra gli balenava davanti come un’insegna al neon, e senza sapere perché cominciava a vergognarsene. Avrebbe voluto potere rispondere a quell’uomo che era anche lui un proletario come loro. Solo che non era vero.

“Beh…”

“Invece, per molti dei miei uomini, due euro sono una cosa enorme. Infatti la pasta non la mangiano mica tutti i giorni. Spesso si accontentano di verdura, perché hanno l’orto, o pane vecchio, riscaldato nel forno. Te lo immaginavi? Eh? Pane vecchio, come in tempo di guerra.”

“Ma… tutto questo, è colpa di Pappalardi?” chiese attonito Pietro.

“Forse sì, e forse no. Ma a questo punto a me non interessa. Può essere colpa sua, o del governo, o di qualche speculatore cinese che vuole fare crollare l’euro. Ma noi non lavoriamo per gli speculatori cinesi, e non lavoriamo per il governo. E questa è l’unica arma che abbiamo per farci sentire. Cominci a capire, adesso?”

Pietro sentì affiorare in gola due parole, ma non si poteva permettere di pronunciarle. Così scacciò dalla mente le immagini di se stesso alla tavola di Pappalardi intento a divorare filetto al pepe e pasta fatta in casa, si schiarì la voce e continuò l’intervista.

“Per quanto pensate di potere resistere, Garritano?”

Franchino non rispose subito, ma si limitò a guardare verso il cielo. Poi, finalmente, parlò. Fu una risposta semplice, diretta, e scendendo la scaletta d’acciaio dieci minuti più tardi, Pietro Arzenton si disse che Garritano gli si era rivolto come una persona cui si è chiesto se ama i propri figli.

“Fino a quando sarà necessario.”

Per saperne di più…

Nato a Venezia nel 1970, Alessandro Toso è cresciuto a Treviso, dove vive tuttora con moglie e figlie. Per mestiere si occupa di export e ogni settimana visita un paese diverso; è proprio durante i suoi viaggi che nascono le storie che vedranno poi la luce sotto forma di romanzi. A settembre 2014 è uscito il suo primo lavoro, “Destini Verticali”, con l’editore Ediciclo di Portogruaro. Il romanzo ha ottenuto un buon successo commerciale entrando poi nella cinquina finale del Premio Itas 2015 per la letteratura di montagna, e nella terna del premio Cortina d’Ampezzo 2015 per la categoria romanzi di montagna. Nel 2015 Alessandro ha partecipato alla raccolta di racconti Social Network edita da Edizioni Canova. ll suo ultimo romanzo, “A Galla”, è uscito nella primavera del 2016 per Scrittura & Scritture ed è proprio da questo lavoro che vi abbiamo presentato un estratto.

Titolo: A Galla

Autore: Alessandro Toso

Editore: Scrittura&Scritture

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