Il Diario di Giovanni Comisso: un appello per realizzare la guida "Itinerario etrusco"

Il Diario di Giovanni Comisso: un appello per realizzare la guida “Itinerario etrusco”

Sto cercando da tempo di convincere i vari centri delle zone archeologiche etrusche di associarsi per pubblicare una guida, che chiamerei: Itinerario etrusco, utilissima per orientare noi italiani e gli stranieri, ma non si riesce a comprenderne l’importanza. Questa guida incominciando da Ferrara e da Spina, proseguendo per Marzabotto e avanti per la Toscana, l’Umbria, il Lazio fino a Pesto, dovrebbe indicare per ogni luogo l’importanza dei musei e delle necropoli, le comunicazioni per raggiungerle, i percorsi per passare da una zona all’altra e aggiungere tutte le indicazioni turistiche sussidiarie.

Con la recente rivalutazione della civiltà etrusca a opera della mostra che dopo avere girato per l’Europa, sostò anche a Milano, si è creato un vero entusiasmo che non dovrebbe essere lasciato perdere. Studenti, appassionati e anche semplici turisti vorrebbero dedicare parte delle loro vacanze a girare per l’Italia nella ricerca degli Etruschi dovunque vi siano le loro orme. Lo stravagante disordine che ha regnato finora sugli Etruschi dovrebbe portare lo studioso attraverso questo itinerario, non dico fino a Parigi, a Londra e a Berlino dove di certo in quei musei vi sono opere etrusche di primo ordine, ma fino a Palermo, dove sebbene gli Etruschi non vi siano mai passati, in quel museo esiste una larga collezione di materiale etrusco ivi raccolto per lasciti o per acquisti.

Reperti archeologici Etruschi – Antica città di Spina (foto di Wilfred Krause. Wikimedia Commons)

Si pensi quante volte passando da Ferrara, chi si è entusiasmato per la mostra di Milano, non ha mai saputo che nel Palazzo di Ludovico il Moro vi sono tutte le suppellettili rinvenute a Spina e persino una grande barca etrusca; e chi passando da Marzabotto ha mai saputo che vi si può vedere il tracciato dell’antica città etrusca coi basamenti dei templi, con le vie e i segni delle case. Fatto rarissimo solo perché questa città fu distrutta e sommersa dal fiume che colla sua melma ne salvò le tracce, mentre le altre città etrusche rase al suolo dai romani, furono ricostruite diversamente, annullandone la struttura.

L’itinerario è necessario, perché i centri etruschi sono quasi sempre fuori dalle comunicazioni ferroviarie e per visitarli bisogna andarvi espressamente.

Chi ancora passando da Viterbo ha mai saputo che a pochi chilometri, in una delle zone più tipicamente etrusche, vi sono le rovine imponenti della città di Ferento che fu prima etrusca e poi romana e che passando da Chiusi oltre al museo fornitissimo vi è una necropoli quasi bella come quella di Tarquinia?

La facciata del palazzo di Villa Giulia, sede del museo (foto di Mongolo1984, Wikimedia Commons)

Il riordinamento del museo etrusco di Villa Giulia a Roma ha inutilmente sollevato critiche sbagliate. Dopo la nuova messa in mostra degli oggetti e delle sculture si può invece concludere che solo oggi finalmente si vede con chiarezza ogni cosa. Questo riordinamento è esemplare e va d’accordo con quello di Tarquinia e di Pesto.

Quello che è assolutamente vergognoso è il museo etrusco di Firenze, non solo per essere questa città al centro dell’Etruria, ma per la sua importanza turistica. Il materiale è esposto in oscure e ingombre vetrine, gli oggetti duplicati all’infinito accrescono il tedio, vi si mischiano con la massima facilità le opere romane, attiche, cretesi e persino egiziane con quelle etrusche. Poi non si capisce per quale ragione altro materiale, come una collezione di canopi, è dislocato in altro museo, mi sembra, quello del Bargello. Così a Cortona le sale etrusche sono accomunate con quelle dell’arte egiziana, che a Cortona vi entra come i cavoli a merenda.

Finds from the Flabelli tomb in Poggio della Porcareccia (Populonia LI), 700-550 BC. Archaeological Museum Florence (foto di Zde, WikImedia Commons)

Un negativo disordine circa le memorie della civiltà etrusca sembra fare il giuoco ancora dei romani che dopo avere odiato quegli esseri invero divini per l’armonia del vivere hanno da loro preso tutto quanto era utile nell’arte e nella scienza e hanno cercato di cancellare ogni loro traccia fino allo sterminio, perché non si sapesse quanto erano debitori verso quel popolo.

Se noi italiani potessimo conoscere meglio gli Etruschi attraverso un itinerario che ci indicasse dovunque è possibile vedere una loro testimonianza e attraverso un riordinamento chiarificatore dei musei essenzialmente etruschi, si potrebbe risparmiare anche certi errori di retorica circa il mondo romano.

Ma il vantaggio maggiore verrebbe dato dall’interessamento degli stranieri che scendendo in Italia troverebbero una nuova ragione per riscoprirla e non si creda di ricadere in una opposta retorica se si afferma che le testimonianze della civiltà etrusca per la loro intensità spirituale possono stare a fianco di quelle greche, cretesi e anche egiziane.
Giovanni Comisso

da Il Giorno del 13/02/1957

Immagine in evidenza: “Etruscan Boccanera Plaques from Cerveteri with the judgement of Paris From left to right: Elcsantre (Paris Alexandros); Turms (Hermes); Menrva (Athena); Uni (Hera); Turan (Aphrodite)” (Wikimedia Commons, part.)

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