Chiara Casarin. Comisso e i miei nonni in quella Casa di campagna

Che “l’amore comico” tra i nonni fosse narrato nelle pagine di Comisso lo ha appreso quando era ancora piccola, mentre respirava la passione per la cultura grazie al padre che ancora oggi vive a 150 metri dalla “Casa di campagna” dello scrittore.

Chiara Casarin, da un anno direttrice dei Musei Civici di Bassano, ricorda spesso la vicenda di Attilio e Marcella, i suoi avi che si sposarono ancora illibati guadagnando una ricompensa di 400 lire dalla ricca signora presso la quale la nonna era a servizio.

Resistere era stato un supplizio ancora più beffardo per il nonno Attilio, che lavorava le campagne di uno degli scrittori più edonisti e goderecci del ‘900 italiano. Comisso si appassionò divertito a questa “taglia” sulla verginità anche perché proprio Attilio lo coinvolse in uno scambio epistolare con i cognati ai quali la sua Marcella aveva inviato metà della somma, inizialmente promessa a loro che invece avevano ceduto anzitempo alle tentazioni della carne.

“I miei nonni rievocavano questa storia ridacchiando – spiega Chiara – un po’ per l’imbarazzo un po’ per la soddisfazione di essere stati immortalati ne “La mia casa di campagna”. Dove all’inizio, tra le famiglie dei vicini agricoltori e artigiani, proprio i Casarin vengono citati esplicitamente

“Non abito più nella Zero Branco cantata da Comisso, ma sono molto affezionata allo scrittore perché parla di un luogo che rivedo quando vado a trovare i miei genitori.”

Da quei luoghi, in fin dei conti, non si è mai staccata definitivamente.

Ho studiato prima a Venezia e poi a Parigi, facendo per diversi anni la pendolare per rivedere mia figlia che non volevo sradicare dal Veneto.  E avrei potuto anche accettare una borsa di studio alla Columbia University.”

Invece ha deciso di restare: niente“cervello in fuga” ma un po’… cervello pendolare.

“Andando tra Treviso e Bassano percorro comunque molta meno strada di quando facevo la spola da Parigi e mi sposto meno di chi vive e lavora a New York. Di opportunità e spazio ce ne sono anche qui. E oggi, in un attimo, puoi essere ovunque. Per lavoro sono spesso all’estero alle inaugurazioni nei maggiori musei internazionali. C’è tanto da imparare.”

E da condividere e divulgare anche sui social, vista la sua attenzione ai nuovi media.

Perché no? Faccio un lavoro che mi appassiona e ogni volta che vedo la possibilità di tenermi aggiornata prendo, parto e ne do testimonianza. I musei all’estero sono realtà molto diverse dalle nostre.

Forse è per questo che il ministro Franceschini con la sua riforma dei musei statali ha aperto anche ai direttori-manager stranieri?

Tutti i musei più importanti nel mondo hanno un’impostazione imprenditoriale. Si può contare sempre meno sui finanziamenti pubblici e quindi si è costretti a pensare con sempre maggiore attenzione al modo per incrementare l’interesse del pubblico e, di conseguenza, gli incassi. Servono anche quelle iniziative che riescono a far percepire lo spazio museale in un senso più ampio. Non importa se nel breve periodo non produrranno incasso. Qui a Bassano ospitiamo installazioni di arte contemporanea e stand gastronomici, spettacoli ispirati alle opere custodite e incontri con Philippe Daverio e Vittori Sgarbi, ma anche sul mercato dell’arte. A me interessa attirare al museo persone nuove, che solitamente non ci verrebbero.

Tra l’altro ha introdotto l’ingresso gratuito per i cittadini di Bassano.

Il museo è comunale e non è giusto pagare il biglietto per entrare a casa propria. Ma è stato necessario anche rinnovare il sito internet, ampliare i contatti via mail, stampare una nuova guida (la precedente risaliva al 1975) grazie a nuovi sponsor, cambiare orari e turni di chiusura. Nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo avuto quattromila ingressi in più rispetto al 2016: il 30 per cento in più di visitatori. L’arte va comunicata.

E amata. In questa passione per l’arte e la cultura c’entra in qualche modo il legame con Comisso?

“Il legame della mia famiglia con Comisso l’ho vissuto con naturalezza e dai Casarin non sono usciti né poeti né scrittori. Ma è stato decisivo l’amore di mio padre per la letteratura. Lui è il tipico imprenditore del Nord est, ma è anche un uomo estremamente curioso che legge tantissimo e si interessa di arte”.

Chiara Casarin (1975) E’ direttore dei Musei Civici di Bassano del Grappa. Dottore di ricerca in arte contemporanea (Scuola Studi Avanzati, Venezia – EHESS, Parigi), si occupa delle problematiche dell’autenticità e dell’autorialità. Ha pubblicato:  “L’Autenticità nell’arte contemporanea”, ZeL Edizioni, Treviso, 2015; “Estetiche del Camouflage” (a cura di Chiara Casarin e Davide Fornari), ed. Et al., Milano 2010; “Las Bodas de Canà en Venecia Autenticidad de un facsimil” in Revista de Occidente n. 345, 2010, Fundaciòn José Ortega y Gasset, Madrid, “BLM 2002>2010” (a cura di) ed. Mousse Publishing, Milano 2010 e “Diafano. Vedere Attraverso” (a cura di Chiara Casarin ed Eva Ogliotti), ZeL Edizioni, Treviso 2012.

Ha curato diverse esposizioni collettive e personali di cui le recenti: “In Equilibrio tra due punti sospesi” di Silvano Rubino (Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2010, catalogo Damiani),  “Carlo Gajani” (Museo Dell’Archiginnasio, Bologna 2010, catalogo ed. dell’Archiginnasio) con Renato Barilli, e ha curato il volume e la mostra  “The Beautiful Cliché” (Palazzo Ducale e Palazzo Franchetti, Venezia 2011, catalogo Silvana).

E’ stata docente a contratto presso l’ Università Ca’ Foscari e presso lo IUAV di Venezia. Dal 2009, si è occupata di curatela editoriale presso la Soprintendenza B. A. P. di Venezia e Laguna. E’ redattore freelance per le testate Artribune, Vanity Fair e Corriere della Sera.

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