Il Veneto tra guerra e boom economico. Intervista a Francesca Zanette

Dove qualcosa manca. Il Veneto tra guerra e boom economico. Intervista a Francesca Zanette

Quanto può essere devastante il peso di un segreto?
Sembra essere questa la domanda che pervade “Dove qualcosa manca” di Francesca Zanette, un romanzo opera prima pubblicato dall’editore ladispolino Reader for Blind nel corso del 2022 nella collana “I superflui” che, vedremo, di superfluo non ha assolutamente nulla.

La storia raccontata in “Dove qualcosa manca” è ambientata in un paese delle prealpi venete, ma se da una parte il luogo è fisso e immutabile, è il tempo ciò che oscilla costantemente. Il romanzo si svolge in due determinati momenti, nel 1944 e nel 1958, due anni che non sono scelti a caso e che sono associati da un legame profondo per gli abitanti del piccolo paese che prende vita tra le pagine scritte da Francesca Zanette. Due anni che raccontano da una parte la guerra e dall’altra il benessere del boom economico.

Il 1944 è l’anno da cui la storia scaturisce e prende forma. La Seconda Guerra Mondiale infiamma l’Italia e l’Europa ormai da tempo. Siamo alle ultime battute, all’orizzonte sembra esserci qualche tenue spiraglio di luce, spiraglio a cui si aggrappano i partigiani costretti a nascondersi nei boschi nel tentativo di non essere catturati dalle milizie naziste stanziate sul posto. Carlo, detto l’olandese, ha iniziato presto a imbracciare il fucile. Ha lasciato a casa i genitori e le due sorelle e si è unito ad altri compagni rifugiandosi sui monti. Purtroppo per lui non tutti in paese vedono di buon occhio i suoi sforzi e quelli dei suo compagni partigiani e una soffiata farà cadere lui e tanti altri tra le maglie di una retata. La sorella Caterina, la più grande delle due, cerca di fare in modo che il fratello non venga inviato in uno dei numerosi campi di concentramento.

1958. La guerra è passata con esiti noti. Ha lasciato dei profondi solchi sulle facce degli abitanti del paese, alcune tensioni non sono ancora sopite. Da una parte i comunisti, dall’altra i democristiani e su tutti i nostalgici del ventennio che non perdono l’occasione di tirare in ballo il Duce. Il paese, nonostante siano passati quattordici anni, fatica a staccarsi dagli spettri del passato, ma Caterina ci prova con tutta sé stessa. Si è sposata con Pietro, ha avuto un figlio, Gianni, che la rende orgogliosa, assieme al marito gestisce uno di quei negozi di alimentari, di quelli che una volta erano quasi un punto di incontro per i cittadini, ma non sono tutte rose e fiori.

C’è, nel suo passato e in quello di Carlo un profondo segreto, un segreto che ha a che fare anche con una morte tragica e dolente, una morte che nessuno dei due è riuscito a superare.

All’improvviso, a distanza di quattordici lunghi anni fa la sua ricomparsa una figura che tutti avevano cercato di seppellire sotto lo scorrere del tempo, un uomo in grado di portare scompiglio in un paese intero, ma soprattutto nella vita di Carlo, Caterina e di tutti coloro ai quali i due fratelli sono legati. Questa vecchia presenza che si riaffaccia è il depositario di un segreto che può dare finalmente la giusta chiusa agli eventi del passato.

Il romanzo, come detto, oscilla dunque tra questi due momenti particolari. A sottolineare questo movimento quasi a pendolo sono i capitoli che si susseguono alternando il periodo durante la guerra e quello successivo. Francesca Zanette però non perde mai di vista la storia nel suo complesso, sia quella con la esse minuscola che quella con la esse maiuscola che i protagonisti hanno vissuto sulle loro spalle. La struttura del libro è calibrata molto bene, in modo tale che i capitoli sembrano quasi dialogare uno con l’altro e mettere in stretta relazione i due momenti storici. Il 1958 è l’anno in cui il progresso sembra si stia affacciando nel piccolo paese, si parla dell’arrivo della lavatrice come di un’invenzione talmente importante da poter anche distruggere l’integrità della famiglia perché, chissà, magari poi le donne vogliono anche lavorare invece che state a casa. Un pensiero espresso da uno degli avventori del negozio di Caterina e Pietro che sembra perfetto per incarnare la paura del progresso e dell’emancipazione.

Nel romanzo però sono proprio i personaggi femminili a essere più forti, delineati anche con tratti di maggior precisione e, nella fattispecie, è proprio Caterina la figura che più di tutte risalta tra gli altri. A lei, Francesca Zanette, dona un peso quasi insopportabile da portare, un peso che potrebbe rischiare di mettere a repentaglio il suo matrimonio ma che lei porta con dignità e forza.

La lingua messa in bocca i personaggi è una lingua semplice e umile, fatta di molta sostanza e pochi fronzoli, una lingua che pur abbracciando l’italiano non abbandona mai la cadenza e il ritmo del dialetto veneto che spesso spunta negli intercalari senza essere mai fuori posto:
Quella è una bronsa cuerta: fuori te la vedi tutta perfettina, è invece sotto cova la fiamma”.

Dice la signora Baldi per rinforzare un pettegolezzo su Caterina. Ed è proprio da questo pettegolezzo che si può trarre un’altra informazione sul romanzo di Francesca Zanette. Quello che la difficoltà ha unito e cementato in tempo di guerra, i sacrifici, le morti, la fame, l’aiutarsi tra vicini a poco a poco si è dissolto con il trascorrere del tempo. Gli abitanti del paese spesso si osservano guardinghi, mostrano di non fidarsi completamente l’uno dell’altro, mostrano di invidiare il benessere di una famiglia o anche un matrimonio ben riuscito.

Quella di Francesca Zanette è un’opera prima che mostra già segnali di un’ottima maturità stilistica, non resta che aspettare il suo prossimo lavoro.
Gianluigi Bodi

L’intervista

[Gianluigi Bodi]: Hai scelto come fulcro della narrazione la seconda guerra mondiale, cosa ti affascina di questo periodo? Qual è secondo l’aspetto che te lo ha fatto scegliere?

[Francesca Zanette]: Le vicende del romanzo si svolgono in due contesti storici – la Resistenza da un lato, il boom economico dall’altro – che hanno la caratteristica comune di essere grandi svolte della Storia italiana. In questo senso l’ambientazione supporta la volontà di raccontare personaggi ambivalenti e antieroici: Caterina e i suoi fratelli, Matthias, Fausto e gli altri si trovano, infatti, a condurre la loro personale ricerca della felicità avendo sullo sfondo una storia collettiva per motivi diversi complessa e operano scelte talvolta ragionate, talvolta crudeli, spesso impulsive, pur sempre sofferte. In altre parole, un’umanità in guerra e in mezzo al cambiamento.

La scelta dell’ambientazione si rifà poi anche a un interesse personale per il periodo, nonché a echi di episodi familiari di partigianesimo che sono serviti da spunto per una libera costruzione della storia.

Hai optato per una struttura in cui il durante e il dopo si intrecciano dando vita a un dialogo continuo. Cosa ti ha fatto propendere per questa struttura del libro e quale trovi sia il suo valore aggiunto?

Il montaggio del romanzo prevede un continuo andirivieni tra due epoche, il 1958 e il 1944, a cui corrispondono due filoni narrativi che si intersecano in più punti. Ad ogni passaggio l’intreccio è spinto in avanti, con nuove rivelazioni dell’intreccio e l’aggiunta di elementi che completano il suo statuto psicologico dei personaggi. Una modalità che sostiene il ritmo della storia e dà la possibilità di accelerazioni con colpi di scena.
Oltre a una funzione narrativa, questa struttura replica l’effetto distorsivo del “non detto” sulla percezione della realtà e questo a due livelli: i personaggi rispetto alle loro vicende, e il lettore rispetto ai personaggi, che infatti sono rivalutati continuamente, man mano che vengono ripescate le ragioni delle loro scelte.

Quando qualcosa manca” è costruito come un romanzo corale in cui, dall’intreccio dei singoli personaggi, risalta la vita di paese. È però indubbio che il personaggio chiave, quello capace di unire e mantenere in equilibrio il “durante” e il “dopo” sia Caterina. Come hai sviluppato questo personaggio, quali sono i punti da cui sei partita?

Caterina è una donna volitiva che trova la forza di scelte coraggiose. Allo stesso tempo ha una notevole difficoltà nel gestire le proprie ferite; spesso incapace di esternare, trattiene un carico di malinconia irrisolvibile e dimostra una chiusura che ha effetto sulle sue relazioni. Determinata, ma pur sempre figlia del suo tempo, vale a dire condizionata dal moralismo e dalle dinamiche sociali dell’epoca, che agisce come una sorta di continua autocensura.
Caterina riunisce i ritratti di alcune donne che ho incontrato, oltre a impersonare caratteristiche autobiografiche. Rappresenta anche il mio sentimento verso un’epoca e le storie che hanno abitato la mia infanzia.

Quali sono le letture che hanno influenzato o che ti sono servite da supporto per la stesura del tuo romanzo?

Il gusto letterario cui faccio riferimento è quello del neorealismo italiano con lettura di romanzi sulla Resistenza e sul primo dopoguerra (Pavese, Fenoglio, Vittorini, Meneghello, Viganò…); ma anche letture più specifiche per la ricostruzione dell’ambientazione storica, della parlata, dell’atteggiamento culturale, del costume dell’epoca.

Francesca Zanette

Francesca Zanette nasce nel 1982, vive a Treviso. Lavora come consulente e brand designer freelance, occupandosi di strategia marketing, oltre che della creazione di contenuti testuali e visual. Crede fortemente nel potere della creatività: “pairing creativity with purpose” è il motto da cui trae quotidiana ispirazione. Due sono gli oggetti che tiene sempre nella borsa: una stilografica Lamy e una fotocamera Nikon. Appassionata da sempre di arte e letteratura, ha frequentato scuole di scrittura creativa e scrive opere di narrativa. La fotografia è la sua seconda penna. È autrice di “Scatti. Scritti.”, un progetto che unisce la Fotografia alla Narrativa e da cui è stata allestita una mostra personale. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati su riviste cartacee e online.

Immagine in evidenza: Foto di Alexander Krivitskiy da Pexels

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