«Cerco l’estate tutto l’anno», cantava Adriano Celentano nel 1968 su musica e parole di Paolo Conte e Vito Pallavicini. Azzurro, successo senza tempo – anzi fuori dal suo tempo, così diverso, così lontano dal melodico tradizionale – è di tutte le canzoni italiane quella che più rende il senso di svagatezza malinconica che accompagna la stagione calda. Tempo di attesa, di fughe, di sospensione. Di viaggi sognati, come per il protagonista del brano «solo quaggiù in città», a cercare l’Africa in giardino. Ci vorrebbe un treno, per raggiungere l’amata «partita per le spiagge» o semplicemente per “staccare”, come si usa dire oggi, ché il tragitto stesso è già essenza del viaggio.
Lo sa bene Dotto Trains, l’azienda di Castelfranco Veneto che dagli anni Sessanta disegna, progetta, costruisce ed esporta trenini turistici in più di cinquanta nazioni, nei cinque continenti, permettendo alle persone di esplorare città, borghi, parchi naturali con lo sguardo e l’andatura di chi sa che ci vuole attenzione – e una sana lentezza – per ammirare i panorami, per coltivare la fantasia. Tutto ha inizio nel 1962, pochi anni prima dell’uscita di Azzurro. E forse non è una coincidenza; siamo in pieno “miracolo economico”, gli orizzonti si allargano, c’è urgenza di serenità. Ivo Dotto allora ha un’intuizione: affiancare dei piccoli treni alla produzione di giostre per i bambini. È l’epoca dei nascenti parchi gioco, o semplicemente della aree pubbliche attrezzate.



Nella mente del fondatore il desiderio di far divertire i più piccoli risponde quasi a una missione: «Il primo trenino su rotaia azionato da un motore era stato pensato come mezzo per affiancare le giostre e altri elementi ludici» racconta Sabrina Carraro, pronipote di Ivo e oggi titolare dell’azienda. «Con grande sorpresa, fu proprio il trenino a suscitare il maggiore entusiasmo, tanto da diventare il nucleo fondante dell’attività imprenditoriale». Un esperimento felice, che svetta con il suo carico di storia all’ingresso della sede in Borgo Pieve 115 a ricordare da dove si è partiti, e che è sempre possibile salpare per nuove destinazioni.




Così nel 1966 Ivo Dotto realizza il primo treno su pneumatici, per svincolare le carrozze dai percorsi obbligati dei binari. In centro città, nelle maggiori piazze, lungo le vallate: i mezzi di trasporto Dotto superano i confini, rompono la gabbia dei tracciati e seguono, in fondo, quelle strade che Gianni Rodari cantava nelle sue filastrocche, in quella pratica della fantasia che trova ne Il treno dei bambini la sua espressione più compiuta: «C’è un paese dove i bambini / hanno per loro tanti trenini, / ma treni veri, che questa stanza / per farli andare non è abbastanza, / treni lunghi da qui fin là / che attraversano la città. […] E il bigliettaio sul suo sportello / ha attaccato questo cartello: / “I signori / genitori / Se hanno voglia di viaggiare / debbono farsi accompagnare”».

Agli adulti Dotto Trains comincia a rivolgersi nel 1972, quando nasce il primo trenino su gomma per il loro trasporto. Quella che era un’attrazione per bambini diviene allora un mezzo più ambizioso, che inizia a essere venduto anche fuori dei confini nazionali. La forza del prodotto, ad ogni modo, sta tutta nella sua capacità di armonizzarsi con l’ambiente, quasi a praticare l’arte della mimetizzazione, in un accompagnamento delicato e senza impatti: «Ogni treno è studiato su misura – spiega Carraro – in funzione del luogo e del contesto in cui andrà a inserirsi».



Le richieste dei clienti vengono accolte e soddisfatte grazie al supporto di una ricerca che tiene conto di molteplici fattori, dal piano estetico a quello della sostenibilità ambientale. La gamma dei prodotti è ampissima, dalle locomotive a motore endotermico a quelle totalmente elettriche. Già nel 1995, infatti, uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, la linea Muson River, viene progettata in chiave elettrica per attraversare paesaggi nel pieno rispetto della natura. È poi il turno del Dottobus, nel 2014, e infine della locomotiva 100% elettrica Ivo22, uno dei prodotti più avanzati che omaggia nel nome il fondatore Ivo in occasione dei 60 anni dalla realizzazione del primo trenino su rotaia.
Il rispetto per l’ambiente si accompagna, nella filosofia aziendale, a un amore per le persone tradotto non solo nella bellezza e nella funzionalità dei mezzi, allegri compagni di strada, ma anche nella possibilità di accesso a chiunque abbia difficoltà motorie. L’obiettivo dell’azienda, oggi alla quarta generazione con i figli di Sabrina, Roberta e Alessandro, è del resto quello di «rendere felici le persone», di dar sfogo alla creatività, all’impegno per il territorio. Un orizzonte che trova conferma nell’impegno con Ricrearti e altre istituzioni che celebrano il riciclo sostenendo persone svantaggiate, o ancora nelle visite formative in azienda rivolte agli studenti delle scuole superiori e delle università.
Dalla linea Funny, colorata e dal carattere spumeggiante, fino alla potente locomotiva 4×4 Big Boy, il viaggio di Dotto Trains prosegue dentro e fuori i binari dell’immaginazione, coltivando una storia italiana dall’export che supera l’80% e capace, ancora, di guardare al mondo con gli occhi dell’infanzia. È questo, in fondo, lo spirito dell’azienda. Così era per Ivo e così è stato per sua nipote Bruna, mamma di Sabrina mancata nel 2016, a lungo presidente di Dotto.



«C’è un senso di magia nel nostro percorso – conclude Sabrina – un desiderio di accompagnare le persone alla scoperta dei luoghi viaggiando lungo le strade della meraviglia». Il treno dei desideri immaginato da Paolo Conte è forse questo qui, con i pensieri che viaggiano «all’incontrario», là dove è ancora possibile stupirsi.
Ginevra Amadio
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