Un senso di prodigio e di mistero pervade l’immaginario legato alla casa e agli ambienti che la compongono. I richiami simbolici oscillano tra il ventre materno – luogo di accoglienza, di purezza – e la condensazione fisica di una psiche in costrizione, soggetta alle spinte dell’esterno e dell’inconscio. Con la pandemia da Covid-19 l’esperienza abitativa è poi diventata il punto di coagulazione di sentimenti e sensazioni, un universo in formato ridotto che ha preso il sopravvento sullo spazio pubblico. Casa è dove si vive, dove si trascorre del tempo di qualità. È un’idea di cura, di benessere, un luogo che necessita di “misura”, di un equilibrio funzionale tra vita pubblica e privata.
Di questa foresta di simboli, di spazi che divengono micro mondi in cui consumare la vita, è la cucina il cuore pulsante, dove il concetto di zona-transito – adibita alla preparazione e alla consumazione di alimenti, dunque alla mera sopravvivenza, per quanto amorevole e attenta – si trasforma in una connessione di funzioni capace di accogliere l’imprevisto, una nuova declinazione del lavoro, il desiderio di rivitalizzare il proprio tempo.

Difficile immaginare un’esperienza capace di combinare tali visioni diversa da quella di Veneta Cucine, azienda leader nella progettazione, produzione e realizzazione di cucine, living e complementi d’arredo. Nata nel 1967 a Biancade, in provincia di Treviso su intuizione del fondatore Giacomo Carlo Archiutti, essa è una delle realtà che meglio dimostra il carattere peculiare dell’imprenditorialità veneta, con oltre cinquanta anni di storia al servizio della qualità e della crescita aziendale.
Da impresa locale che assume nel 1978 l’attuale denominazione, Veneta Cucine si è affermata come gruppo di livello internazionale diventando la più grande piattaforma italiana di mobili per la cucina. Il sapere e la lungimiranza del patron hanno permesso all’azienda di rinnovarsi nel tempo, passando da un modello di tipo imprenditoriale a uno di stampo manageriale, con il coinvolgimento dei tre figli di Archiutti, Daniela, Dionisio e Denise, e l’aggiunta di un team di manager assegnati a più ambiti di competenza.


Una visione precisa, che ha saputo intercettare i mutamenti del tempo e offrire formule per riassumerli, per interpretarli con sguardo volto alla tradizione, a un passato che è faro indelebile e linfa vitale per costruire, per innovarsi conservando. Allora, se la casa è il luogo degli affetti e del calore, la cucina diviene spazio di immaginazione, un dispositivo in grado di intercettare urgenze e sogni per tradursi in tessitura di storie, di sguardi sul futuro.
Non a caso l’azienda ha dedicato alle esperienze degli acquirenti una sezione del proprio sito, indicata con l’hashtag #raccontidivita; storie illustrate e scritte, istantanee della quotidianità di chi ha scelto Veneta Cucine e vuole condividere il proprio vissuto, il percorso di costruzione di uno spazio proprio, in cui spesso prendono forma i destini, i desideri e i sogni. Ed è nel racconto tattile dei luoghi, nella rievocazione di ambienti dove si parla, si ascolta, si seguono i sensi in un percorso forse simile alla memoria proustiana, che riposa l’unicità di un’azienda con al centro le persone e il loro benessere.
Veneta Cucine ha del resto un’identità radicata nel territorio e trova nella storia dei suoi luoghi il fondamento per un impegno concreto, in cui il sapere artigiano deriva dalla pratica dell’individuo, da quanto il fondatore Archiutti ha imparato nel suo percorso professionale e umano, con l’intuizione di cucine sempre più funzionali, pensate come beni durevoli, di autentica qualità.



È quanto rimarca con orgoglio la figlia Denise, Board Member dell’azienda: «Veneta Cucine mette costantemente al centro le persone, dai dipendenti al team di gestione degli azionisti sino a coloro che rendono possibile il conseguimento dei risultati attuali. Siamo una realtà che punta al “saper fare” e al “fare meglio” ogni giorno, con un controllo costante e una continua volontà di aggiornamento».
Veneta Cucine è del resto un brand radicato nell’immaginario, sinonimo di eleganza e comfort riconosciuti come valori essenziali in un settore che raccoglie le sfide di un futuro più sostenibile, sul piano “personale”, etico e ambientale. La nuova campagna pubblicitaria sposa il motto “Più spazio più liberi”, con uno spot che trasmette l’idea di versatilità alla base dell’azienda, quella volontà di unire gli ambienti anziché dividerli che fa della cucina uno spazio che rafforza la condivisione, dove è possibile generare memorie.
In quello splendido testo anfibio che è “Star di casa” (1991), Fabrizia Ramondino descrive la cucina come «il regno dell’ombra nelle assolate case mediterranee», ma il nuovo assetto legato al tempo che passa impone un’alternanza di luce e buio, o meglio un gioco di sfumature capace di accordarsi ai ritmi del giorno, di regalare al fruitore un’esperienza di vita piena, armoniosa. Del resto la mission dell’azienda, si legge nel sito, è «produrre cucine ponendo il sapere artigianale al servizio dell’innovazione del gusto e rendere il design un valore accessibile».


Dallo stile shabby a quello più classico, dall’industriale al moderno, l’universo Veneta Cucine è una miniera di preziosità, un caleidoscopio cangiante che si arricchisce di visioni prospettiche, fa propria quella capacità di compenetrazione che abrade ogni confine tra la cucina e la zona giorno anche attraverso un sistema Living in grado di dare profondità espressiva all’ambiente.
In questo orizzonte, l’azienda ha saputo declinare i valori della bellezza e dell’autenticità attraverso una gamma di proposte precise, interpretate alla luce delle recenti forme di ricerca estetica calate in un contesto di “conservazione innovativa”, ispirata al patrimonio artigiano e alla continua ricerca di una funzionalità evoluta. I numeri restituiscono la portata del consenso: oltre 1000 rivenditori qualificati tra Europa, Asia, Africa, Nord America e Sud America, di cui più di 500 sul territorio italiano.

Gli standard qualitativi del resto sono altissimi, come dimostrano le certificazioni ottenute, tra le altre cose, per le metodologie produttive e l’utilizzo di materiali volti alla salvaguardia ambientale. Nel 2006 Veneta Cucine vede inoltre l’introduzione della verniciatura ad acqua a ciclo completo che, mantenendo un’ottima resa qualitativa, diminuisce drasticamente le emissioni tossiche. Nel 2008 nasce poi la filosofia “Green Thinking” che si articola nei modelli Incubator (designer Andrea Branzi), Pergolato (designer Dante Donegani e Giovanni Lauda) ed Ecocompatta (designer Paolo Rizzatto), a confermare un’idea di sostenibilità che passa anche per l’utilizzo di materiali come gli agglomerati di legno al 100% riciclato, atti a contrastare gli squilibri ambientali.
L’armonizzazione degli spazi, l’estensione delle funzioni solitamente legate all’ambiente cucina fanno dell’azienda un unicum industriale e persino stilistico, laddove la personalizzazione del prodotto è legata all’idea di un benessere globale, che passa dalla scelta del colore all’impiego dei materiali, con una centralità del legno di origine europea per essenze come il rovere, il frassino, il ciliegio.

Ciò che ne deriva è un viaggio potenzialmente interminabile lungo i sentieri del gusto, della funzionalità, della bellezza che si fa porta d’accesso alla riscoperta di spazi e visioni. «Per la sua presenza la cucina diventava un antro fiabesco, dagli armadi venivano tirate fuori tutte le teglie, i mestoli di forma strana» scrive ancora Ramondino a proposito della nonna nell’altra sua opera capolavoro, “Althénopis” (1981). E forse è proprio questo il senso di tale luogo: qualcosa di magico e indescrivibile, in costante evoluzione nella permanenza dell’anima.
Ginevra Amadio
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