Giapponesi in azione. Impressioni di viaggio in Oriente di Giovanni Comisso

Tokio, giugno

Sessantadue anni fa questo paese viveva ancora in pieno medioevo. L’autorità dell’Imperatore era del tutto virtuale; chi effettivamente teneva il potere era la famiglia Tokugawa sorretta dalla casta militare. Ma nel 1867, per iniziativa dell’Imperatore, fu imposto, quasi senza spargimento di sangue, un nuovo ordine basato su principi completamente moderni. Nel corso di due anni vennero eliminati gli ostacoli e fissati i cardini fondamentali. Questo popolo, a contatto con la civiltà europea, aveva compreso come il rimanere attaccato al passato sarebbe stato causa di morte in preda alle Potenze occidentali e all’America. La ristrettezza del territorio e la natura circoscritta e volitiva del temperamento isolano permisero il formarsi d’una coscienza di tale stato di cose con pronto passaggio all’azione. I Tokugawa rassegnarono ogni potere militare e civile. Solo la casta militare dei samurai, fiera del proprio allenamento alla ventura, resistette alla democratizzazione dell’atmosfera.

Non bastò averli mandati in pensione con un compenso di denaro per cancellare l’antico ardore del sangue: fu necessaria una breve guerra civile per poterli disarmare del tutto.

L’influenza dell’arte italiana

Davanti agli occhi dei Giapponesi s’impose impellente e quasi torturante il problema di scoprire il segreto della nostra forza per impossessarsene a propria difesa. In primo luogo venne assunto il sistema amministrativo e giuridico europeo, con eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Per l’organizzazione dell’Esercito si rivolsero all’Inghilterra prima, poi alla Francia e alla Germania; per la Marina prima all’Olanda, poi all’Inghilterra. Per la legislazione alla Francia e alla Germania, e a quest’ultima pure per il metodo negli studi scientifici.

E all’Italia ricorsero per l’arte. (A questo riguardo venne creato un Dipartimento delle Belle Arti, dove furono chiamati a insegnare i nostri Ragusa per la plastica, Cappelletti per l’architettura e Fontanesi per la pittura, i quali lasciarono qui opere e discepoli).

Le idee, democratiche presto penetrarono al di là della classe dirigente, a mezzo delle traduzioni di Rousseau e di Montesquieu, maturando la rivendicazione d’un Governo rappresentativo; e nell’89 venne accordata la Costituzione e aperta la prima Dieta. Nel ’94 il Giappone si trova già pronto a sostenere e a vincere una guerra con la Cina con conseguente conquista della Corea.

L’importanza di questa guerra non consiste tanto nella materialità del fatto, — furono scontri di secondario valore, — quanto nella dimostrazione d’aver saputo questo popolo asiatico uscire da un letargo da cui l’avversario non riusciva a disincantarsi. La Cina, trovatasi pure di fronte al problema di vita o di morte rispetto alla forza occidentale, non seppe e non sa ancora obiettivarsi concretamente. La sua estensione e la sua smisurata popolazione fanno sì che ogni iniziativa individuale e anche di gruppi sia destinata a disperdersi infruttuosamente.

La successiva guerra con la Russia, pur tenendo conto delle condizioni dell’Esercito russo, lontano dalle proprie basi e minato dalla rivoluzione, e del grande aiuto materiale dato dall’Inghilterra, convalidò l’esistenza moderna del Giappone. E fu per i Giapponesi la riprova della giustezza del metodo assunto e della necessità di proseguire su questa via. Molti degli appartenenti alle antiche famiglie feudali si posero alla testa della vita politica e industriale della Nazione. Lo spirito bellico dei samurai sotto forma mitica venne assunto dall’Esercito e dalla gioventù. La Nazione fu divisa in due partiti politici : il Minseito o democratico e il Seiyukway o conservatore.

Ma la linea di azione fu sempre segnata e imposta da un gruppo di pochi occupanti le alte cariche dello Stato e formanti una vera classe ininterrottamente dominante.

Armamento, industria e commercio e istruzione pubblica furono e sono le sue più mordenti preoccupazioni.

Soldati perfetti

La vita militare viene assunta con spirito di missione. E’ raro vedere degli ufficiali in pubblico divertirsi o svagarsi. La loro è una vita esclusivamente di caserma e di studio. Anche i soldati sono raramente confusi tra la folla. Con la stessa cura usata per farne dei combattenti perfetti si bada a mantenerne intatta la salute arrivando a precauzioni igieniche che, in parte, per noi riescono esagerate. I soldati come escono di caserma si applicano una maschera contro l’influenza, che tappa loro narie bocca. Il Giapponese ragiona così:

«E’ meglio esercitare al massimo le precauzioni igieniche quando si tratta di conservare un uomo che può difendere la Patria».

Prima della battaglia di Tsuscima l’ammiraglio Togo fece indossare ai suoi marinai abiti disinfettati. Come le loro navi da guerra toccano i porti della Cina, i marinai hanno il rigoroso divieto d’entrare nei pubblici locali: si vedono così girare per le strade con borraccia e tascapane a tracolla dove tengono quanto possa loro occorrere. Importante problema del momento è non solo quello navale, ma quello della difesa aerea.

Il Giappone, con le sue città quasi totalmente di legno, costituisco facile esca al minimo attacco. Ed ecco che si sono organizzate squadre aeree le quali, in eventualità di conflitto, hanno il compito furente di servire da elemento di cozzo contro le squadre attaccanti.

L’idea di morire per la Patria e ambizione sublime per l’Esercito, fortificata dall’idea religiosa di ascendere direttamente al cielo. Il culto degli eroi è altra forza esaltatrice.

Passione per la scienza

Le tombe dei capi caduti in guerra sono trasformate in templi. Quella del generale Nogi, che si è ucciso alla morte dell’Imperatore, attrae giornalmente pellegrini devoti alla memoria. Contegnoso, robusto, decente nel vestito, il soldato giapponese può formare oggetto d’invidia per non poche Nazioni, anche europee.

Industria e commercio sono considerati come il più alto scopo di vita. Se l’Esercito ha conquistato terre di espansione ed è pronto ad intervenire nella vicina Cina ogni qualvolta la bandiera commerciale venga offesa, le scuole, d’altra parte, tendono a foggiare nel campo della scienza e dell’economia elementi di prim’ordine. Ma, negata a questo popolo la facoltà di scoprire per mancanza d’intuito e di sintesi, esso deve rassegnarsi a copiare le nostre produzioni o a saltare l’ostacolo comperando brevetti.

E non furono pochi gli studenti universitari che, nello sconforto e nell’esaurimento, non potendo riescire a sentirsi padroni delle nostre formule scientifiche, finirono con l’uccidersi gettandosi dall’alto della cascata di Kegon.

Attualmente al Parco di Ueno vi è un’esposizione marinara: avvenimenti storici della Marina da guerra figurano accanto alle realizzazioni di quella mercantile. A vedere questi padiglioni con modelletti quasi bambineschi verrebbe da ridere e da non dare importanza. Una folla enorme assiste, attorno a un grande bacino, al lancio d’un siluro di proporzioni uguali al vero contro un piccolissimo incrociatore di legno. Un rilievo in plastica del mondo, dove piccoli vaporetti dalla zona rossa sulla ciminiera girano lentamente, documenta come non vi sia porto che non sia battuto dalle linee di navigazione nazionali. Il Governo esercita un’azione paterna sulle imprese industriali e commerciali con finanziamenti e tutela legislativa. Il terremoto del ’23, la crisi mondiale del dopoguerra e i movimenti proletari non sono riesciti a influire dannosamente.

L’idea comunista fu considerata come delitto di lesa maestà: e con metodo machiavellico durante l’incendio di Tokio venne fatta una strage di capi e di affiliati.

Il partito socialista, che prima aveva otto rappresentanti alla Dieta, ora con le nuove elezioni ne ha appena tre: numero che contrasta col corteo di più di centomila operai avvenuto il primo maggio nella sola capitale e col fatto che la gioventù intellettuale è In massima parte presa da un entusiasmo sfrenato e sentimentale per il proletario.

Le librerie abbondano di libri sul comunismo e di letteratura russa. Il teatro moderno giapponese e la nuova letteratura sono dedicati quasi totalmente alla rappresentazione della vita disagiata dei contadini e degli operai. Ma a trattenere queste forze e ad impedire che sorpassino i limiti di minima pericolosità pensa la polizia vigilantissima.

Le Università sono sorvegliate da agenti, che sciolgono ogni gruppo come si formi per conversare, e da studenti stessi pronti a riportare le opinioni dei compagni. Gli stranieri poi, come sospetti di spionaggio o di essere elementi perturbatori, sono eccessivamente osservati. I camerieri d’albergo hanno tutti l’obbligo di riferire alla polizia quanto riescono a sapere sul conto dello straniero e le carte buttate nel cestino della propria stanza vanno a finire in uno speciale ufficio d’indagine.

Sono misure di difesa, che racchiudono la ragione di voler vivere indipendenti e si finisce con l’approvarle.

Istruzione e sport

L’istruzione pubblica tocca estremi di volontà veramente commoventi. Dopo che Tokio e Yokohama vennero rase al suolo dall’incendio, le scuole furono tra i primi servizi a funzionare. Impiantate all’aperto, i ragazzi si servivano per scrivere di pezzi di carbone tratti dalle macerie. Lo studio abbracciante due civiltà, la loro e la nostra, assunto con tenacia, smagrisce il volto di questi ragazzi dalla struttura solida e li rende miopi in maggioranza. Di qui la necessità di sport e di escursioni in piena natura. Dov’è uno spazio di terreno spoglio, ecco subito studenti che giuncano al calcio o a baseball; e nelle stesse Università, oltre ai campi di tennis, vi è una palestra dove, nell’intervallo tra le lezioni, i giovani si addestrano alla violenta e animante scherma giapponese. Dovunque poi si vada si vedono intere scolaresche scendere dai treni con i loro maestri o in marcia per le strade di città e di campagna: scolaresche di bambini, di ragazzi e di ragazze, tutti con la loro divisa e con i pantaloni alla samurai, fieri di portarli. Da mezzo secolo il Giappone ha cessato di considerare la Cina come maestra di civiltà; ora s’è. rivolto all’ Europa. Come dalla prima seppe assorbire religione, filosofia, arte e vita sociale, così ora fa dall’altra.

La nostra civiltà moderna è una conseguenza logica di profonde crisi avvenute e risolte nel corso di secoli; viene quindi naturale di rivolgerci la domanda se il Giappone potrà resistere senza stridere a questa rapida trasfusione del sangue.

Ma è certo che, finché il Governo, celato dietro a forme democratiche, resterà nelle mani di pochi e assecondato dalla forza, il Giappone continuerà magnificamente nella sua marcia in avanti.

Giovanni Comisso
Pubblicato nel Corriere della sera del 12 luglio 1930                                                      

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